Al termine del percorso di formazione- riflessione con i docenti di S. Omobono Terme, in provincia di Bergamo, ecco una serie di considerazioni frutto del confronto costante all’interno del gruppo di lavoro. E partirei da questa domanda:
2024: Ri-pensare alla scuola… quali rami potare, quali alleggerire, a cosa far spazio?
Sicuramente da potare o alleggerire…
– L’insegnamento unidirezionale, la lezione frontale;
– L’assillo dei programmi;
– I tempi veloci;
– La rigidezza nella valutazione ed il voler valutare tutto ad ogni costo;
– La mancanza di adattamento.
Fare spazio a…
– Perché un pensiero flessibile è prima di tutto un pensiero riflessivo;
– Tempo scholè Il tempo disteso permette di generare piacevolezza e curiosità, di dare pari dignità ad ogni intervento, di procedere per tentativi ed errori, di sviluppare la capacità auto valutativa attraverso l’abitudine alla correzione, assecondando digressioni e distrazioni;
– Momenti per allenare l’ascolto, un bisogno educativo forte, generazionale. La scuola deve essere un luogo di ascolto, ascolto delle parole, dei silenzi e dei comportamenti;
– Tempo dell’incontro– Dedicare del tempo al singolo e non solo alla classe perché prima di tutto “Elena è Elena, non è solo un’alunna di 3^B!”, valorizzare ciascuno facendolo sentire unico e importante;
– Valutazione delle competenze «Si tratta di accertare non ciò che lo studente sa, ma ciò che sa fare con ciò che sa».
A proposito della scrittura collettiva si evidenzia la bellezza del riflettere, del dare spazio e tempo alla parola che attiva il pensiero; il valore del condividere, nel gruppo, un pensiero profondo che sarà generatore di altri pensieri, per poi negoziare idee e pensieri e giungere, alla fine, alla stesura di un testo collettivo dopo avere lavorata, pensata, ripensata e via via perfezionata ogni parola.
Il gioco collettivo chiede di trovare parole che sappiano spiegare, che veicolino storie, ricordi e suggestioni; arricchire il lessico permette di generare le idee e di conseguenza esprimere in modo efficace e corretto i propri pensieri. Verranno in aiuto l’etimologia, l’uso dei dizionari, le regole ortografiche e sintattiche, gli incisi potranno essere eliminati o sostituiti con approfondimenti specifici che allargano l’orizzonte del testo ed abbracciano altri campi del sapere, cammin facendo, discutendo ed approfondendo, si facilita e si amplia l’orizzonte dell’apprendimento.
In questo senso, la scrittura collettiva non è una tecnica, ma un approccio alla scrittura capace di generare conoscenza.
Al laboratorio e alla formazione partecipa la referente delle Scuole paritarie dell’infanzia dell’ Alta Valle Imagna.
Alla domanda: “Che cosa ti porti a casa da questo percorso di osservazione- riflessione?”
la sua risposta, in punti di sintesi, è stata questa:
– La valenza critica, creativa e collaborativa del laboratorio;
– Sicuramente una conferma: quante sono le cose, viste durante il laboratorio, che anche noi docenti dell’infanzia possiamo fare in classe coi nostri bimbi;
– Il togliere dal lessico quotidiano di noi docenti la frase ”Questo non c’entra!”;
– Tutto c’entra! La nostra capacità sta nel raccogliere tutto, anche una sola parola, nel dare dignità, recuperare e rilanciare sempre e farsi condurre dai bimbi;
– L’efficacia dell’utilizzo di alcuni strumenti digitali, senza però mai perdere di vista “gli occhi” dei bimbi.
– La fatica condivisa anche alla scuola dell’infanzia della debole capacità d’ascolto dei bimbi/ragazzi;
– Ci si confronta su cosa fare per allenarla;
– Dove possibile, dividere la classe in semi classe, il gruppo più ristretto agevola gli interventi, riduce i tempi di attesa, può aiutare anche i ragazzi ad esporsi, facilita a creare empatia.
La domanda con cui ci siamo lasciati, a conclusione del lavoro è stata questa:
Poiché l’aderenza alla realtà dei ragazzi è caleidoscopica, che cosa fare nel laboratorio?
Continuare a stimolare i ragazzi, inseguire continuamente dei flash che lanciano e muoversi con loro da surfisti o aiutarli a rallentare, a mettere a fuoco, ad andare in profondità come palombari rischiando però di far calare la loro motivazione e di perderli?