«I problemi si sono moltiplicati, i carichi di lavoro anche, ma non dobbiamo mai dimenticarci questo: l’insegnamento ti mette a contatto costante con il futuro vivente”. Parte da questo richiamo forte l’intervista che Rita Fumagalli, professoressa di Lettere, dirigente dell’IC di Sorisole, e alla guida con la sua scuola del Progetto pedagogico, Movimento e Rete di scuole Barbiana 2040, ha rilasciato al quotidiano L’Eco di Bergamo,nell’ambito d un approfondimento sulle nuove sfide della scuola, in un tempo in cui digitale, competenze tecniche e intelligenza artificiale sembra stiano prendendo il sopravvento sul valore della persona e la dimensione umanistica della relazione.
Un’occasione per un’analisi da dentro l’istituzione scuola, nel nostro tempo. Ma anche con uno sguardo al futuro, in cui si invoca maggiore umanesimo da contrapporre al “tecnicismo” che l’era digitale ha inevitabilmente portato. E forse ci ha trovati anche poco attrezzati per affrontarlo.
Rita Fumagalli va ben oltre nelle sue parole: “la nostra professione di insegnanti è un cuore che richiede una dimensione vocazionale importante. Basta con i docenti compilatori di piattaforme con sempre meno tempo per stare con i ragazzi. Una scuola in cui gli alunni presentano sempre maggiori disabilità, e che porta ogni medicalizzazione della difficoltà di apprendimento a diventare un disturbo, una sindrome”.
E allora “la sfida è stata questa – rilancia Rita Fumagalli -: abbiamo attinto dall’insegnamento di don Lorenzo Milani il valore della parola come la chiave fatata che apre ogni porta, come diceva lui” perché attraverso la padronanza della parola “la persona recupera la possibilità di esprimere i propri pensieri, le proprie istanze e quindi comprende quanto gli accade intorno, quindi la capacità di fare scelte”. Si parla di emergenza nelle competenze Stem, ma “la vera emergenza è la lingua italiana – sottolinea Fumgalli -, la padronanza di una lingua italiana in grado di esprimere un pensiero logico e quindi la connessione tra parola, pensiero e identità. Questo dentro la scuola è fondamentale, ecco quindi la proposta di un percorso che noi chiamiamo laboratorio di scrittura collettiva».
SCARICA E LEGGI L’INTERVISTA COMPLETA QUI SOTTO