Una serie di riflessioni e considerazioni espresse da giovani della cosiddetta GenZ, ragazzi nati tra il 1995 e il 2012, e tratte come spunti dall’ultimo libro dello psicologo e psicoterapeuta, Matteo Lancini, un testo dedicato e di approfondimento verso la condizione di ragazzi in un tempo in cui domina la fragilità degli adulti.
Ecco una serie di considerazioni, elaborate dal punto di vista dei ragazzi, e raccolte dalla professoressa Rosaria Di Gaetano.
Noi della Generazione Z abbiamo paura per quello che gli altri pensano di noi, pensiamo che ogni cosa che esce dalla bocca di qualcuno, sia sempre e solo verità.
E se non esistesse il telefono, come saremmo? Sicuramente saremmo più dolci, ma con quello che sentiamo ogni giorno… Alla televisione ci trasmettono tanto di quell’odio contro le nazioni, le persone, i politici che ci rendono confusi e insicuri: anche se non sappiamo quale sia la vera verità, quello che pensano loro è sempre la cosa più importante e pensare che non abbiamo mai rivolto loro la parola nemmeno ad una sola a persona citata nelle notizie.
Ai ragazzi della Generazione Z manca tanto affetto, molte attenzioni, molta fiducia e tanta libertà. Ormai siamo imprigionati in questo mondo crudele dove l’odio prevale su tutto e soprattutto su tutti noi, ci divora, ci massacra, ci fa sragionare, ci fa vivere emozioni che non abbiamo mai provato sulla nostra pelle.
I genitori oggi, sono poco severi rispetto a prima, quando si rischiava di prenderle e si capiva subito la lezione, invece oggi ci trattiamo come se fossimo nostri amici o fratelli. I genitori ci rimproverano ma le loro parole dopo due minuti sono dimenticate: si sa, i tempi sono cambiati ma anche la mentalità, tant’è che anche gli adulti stanno sui social molto tempo.
I genitori, sin da quando siamo nati, hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nella nostra vita, ma in questo periodo di adolescenza questo ruolo sembra svanire.
Ciò accade perché siamo pieni di emozioni che però non condividiamo con nessuno, tanto meno con gli adulti, anche se molte volte, avere un adulto al proprio fianco, sarebbe necessario. Anche se all’apparenza non sembra, gli adulti ci capiscono meglio di tutti e i loro consigli, sono degli insegnamenti per il nostro futuro.
Riteniamo che non sempre lo capiamo, anzi tendiamo a parlare solo con i nostri coetanei, confusi come noi.
Non crediamo che gli adulti siano fragili e inerti, ma certe a volte si espandono troppo verso la nostra privacy, cioè danno troppo, rispetto a quello che chiediamo e qualche volta sono tanto invadenti. Noi pensiamo di crescere con l’appoggio dei genitori, ma anche un po’ da soli, costruendo passo dopo passo il nostro futuro. Dagli sbagli potremmo capire l’errore e non lo ripeteremmo e dalle “vittorie” ne potremmo trarre sostegno. Secondo noi agli adulti non manca quasi niente, ma visto che non sono dell’ultima generazione, manca ad alcuni, stare al passo con la tecnologia e ad altri il modo diverso del nostro, di socializzare.
I giovani, generalmente tendono ad avere poca fiducia, soprattutto negli adulti: noi certe volte, siamo i primi a pensare che l’unica scorciatoia per scappare dai problemi, sia quella di tenere tutto dentro, non raccontare nulla e continuare, come se niente fosse. Riflettendoci, però effettivamente, parlarne con un adulto fidato potrebbe condurci a conclusioni positive: dopotutto gli adulti hanno vissuto l’adolescenza sulla loro pelle.
E’ un po’ come se fossero delle guide, dei mentori saggi che naturalmente, delle volte, sbagliano.
Non penso che gli adulti siano indifferenti alle situazioni adolescenziali. Forse, il vero tassello che manca per completare il puzzle, è un legame d’intesa, dove tutti trovano il vero posto.
Gli adulti non sempre sono disponibili ad ascoltare le preoccupazioni di noi ragazzi perché molto spesso vanno di fretta, oppure in altre situazioni, siamo noi ragazzi a non interpellarli, per paura di disturbarli.
Secondo noi, non è una questione di fragilità, ma gli adulti sulle loro spalle hanno tantissime responsabilità e tanti pensieri che li porta a chiudersi nel loro mondo.
In alcuni momenti invece, sono troppo invadenti e noi li respingiamo e quindi si trovano a non sapere come comportarsi con noi.
Esiste da sempre infatti, questo distacco generazionale: differenti interessi, molto spesso divergenti, differenti modi di vivere e, non dimentichiamolo, differenti situazioni sociali in cui le persone si vengono a trovare. I giovani sono spesso disinteressati nella scuola, vivono alla giornata (anzi, a dire il vero alla “nottata”), trasgrediscono le regole non appena sono in potere di farlo, non parlano se non con gli amici; queste sono solo alcune delle accuse che solitamente vengono rimproverate dagli adulti ai giovani. Tanti di questi comportamenti vengono etichettati come preoccupanti, mentre noi riteniamo che siano normali: la motivazione di fondo è l’incomprensione tra due realtà così diverse.