Cogliere in classe il motivo occasionale porta verso l’aderenza alla realtà

Riprendiamo il nostro viaggio. Ci eravamo lasciati l’ultima volta (qui la puntata precedente), con la promessa di salire sulla Phyllis Cormack, lo storico peschereccio di Greenpeace, quando puntualissima ed entusiasta, è arrivata la narratrice–scrittrice Elena Lozza Comana, per compiere un viaggio di investigazione tra le parole e i libri, utili a guidare i ragazzi della classe media 1B,  al valore di Greenpeace, il più grande movimento ambientalista della storia.
Ha disposto una miriade di libri di varie dimensioni e colorazioni sul pavimento a forma di stella, senza dimenticare un paio di alunni assenti, contrassegnando le loro postazioni con libri luminosi a indicare la loro presenza per la costruzione della identità collettiva nelle due ore di lavoro, che l’hanno vista totalmente avvolta e assorbita dall’attenzione che le hanno regalato i ragazzi. I libri e le storie li colgono sempre dove sono – ha affermato – qualunque sia quel dove, così difficile da codificare, così essi si accendono e sono stimolati a raccontare – mentre la lettura di alcuni stralci del libro di Gabriele Clima I guerrieri dell’arcobaleno prendeva vita grazie ai leporelli, il formato dei libri scritti su un’unica striscia di carta ripiegata, che li avvolgevano e corteggiavano, ai disegni millimetrici delle imbarcazioni, al tatto sulle mappe o carte satinate e non, alle bandiere arcobaleno poste sulle pareti dell’aula, ai cartelli di propaganda per la salvaguardia ambientale, che sempre dalle pareti, occhieggiavano verso i presenti.


L’intervento di Elena Lozza Comana è stato generativo e rigenerativo: ho ritrovato la cara categoria di aderenza alla realtà nel suo sguardo, nella modulazione della voce, nella sua prossimità non formale, quasi tesa a creare apprendimento come si disegna una danza fatta di corpo e mente. Un ingresso evocativo, in punta di piedi che ha mostrato come per i ragazzi sia importante passare e camminare tra i libri, aggregarsi per sfogliarli, per commentare, intrecciandosi come mattoncini di lego intorno agli interessi e alla motivazione che prende quasi impalpabilmente, vita.
Parlando di missioni per disturbare gli esperimenti nucleari in Amchitka, nell’arcipelago delle Aleutine, tra Alaska e Siberia, di spedizioni per salvare le balene, di progetti per generare un nuovo modo di opporsi alla violenza con azioni pacifiche e concrete, abbiamo ricevuto un dono imprevisto e inatteso: un giovane studente improvvisamente ha cominciato a spiegare come i delfini vengano usati per scopi militari, per individuare e neutralizzare le bombe sottomarine, utilizzate come metodo di ricognizione marina e subacquea. Parole letterali, addestrate, possedute. Attonite nell’ascoltare e apprendere questa informazione a noi ignota, ci ha raggiunto un’ulteriore sorpresa: la consapevolezza del piccolo studente di doversi documentare in modo più ampio per spiegarci e illustrare, quanto ci aveva già sovrabbondantemente meravigliato.


Che cosa aggiungere? Aderenza alla realtà, motivo occasionale, competenze europee come quella alfabetico funzionale, imparare ad imparare, si sono fuse immediatamente insieme, generando un ordito tenace e convincente di apprendimento. La conclusione del lavoro in classe, ne ha rivelato ulteriormente, i connotati.
Dopo aver investigato insieme, alcune delle parole pescate a sorte su fogliolini e legate al mondo dell’avventura eroica e rivoluzionaria compiuta negli anni Settanta, sono scaturiti dai ragazzi alcuni commenti spontanei:

“Non ho mai vissuto un’esperienza simile alla scuola elementare”.
“Mi ha colpito come è stata arredata l’aula, con bandiere, lumi, libri per terra tra i quali potevamo camminare”.
“All’inizio ho pensato che fosse un’attività noiosa, ma è stato bellissimo e divertente sfogliare e toccare i libri”.
“I progetti con la biblioteca non sono stati mai così belli affascinanti come questo e che bello per me, poter parlare dei sogni che vedono dove gli occhi non vedono”.
“Ho guardato e ascoltato una bravissima lettrice e narratrice, che leggeva moltissimo bene”.


Da ultimo, ma in realtà è stato il primo ad esordire:
“Grazie per essere venuta perché al mattino ero arrabbiato e avevo dormito poco per cose di famiglia, ma l’avventura con i libri mi ha risvegliato, perché Lei leggeva molto bene”.

Gli esiti di un ascolto e racconto all’unisono in classe inchioda le sensibilità e facilita l’attenzione dei nostri ragazzi così preziosa e difficoltosa. Allora, e qui prendo in prestito le parole di Elena, “il racconto del ragazzino più distante per il sonno che lo avvolge, può rompere il ghiaccio e diventare porta e accesso, vertigine sul mondo che porta dentro di sé “.
Grazie Elena Lozza Comana!

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