“La vita è l’arte dell’incontro”. Anche lo scorso 28 ottobre si è confermata questa verità semplice e quotidiana.
Tutto risale ai primi giorni di settembre, a Genova, durante il convegno su Pratiche Dialogiche e MNR cui noi docenti della Rete Barbiana 2040 siamo stati invitati per raccontare l’esperienza dei laboratori di scrittura collettiva. Quasi per apparente casualità ho conosciuto e incontrato Chiara docente di Lettere e Consuelo docente di Scienze matematiche dell’Istituto Comprensivo di Genova.
Proprio in questi giorni ho avuto la gioia di averle in classe, all’istituto comprensivo di Sorisole, insieme ad Angela, Marina e Daniela come osservatrici, durante il laboratorio con i ragazzi di terza media.
Un gruppo affiatato, curioso, interessato, desideroso, aperto alle innovazioni, quasi predisposto per natura ad incontrare le istanze e le aspirazioni dei nostri ragazzi. Il pranzo conviviale e la formazione tra noi, seguiti al lavoro in classe, sono stati ricchi di spunti intelligenti ed acuti e ho potuto gustare ed apprezzare la lungimiranza dei loro sguardi, delle loro competenze e delle loro prospettive.
Per la prima volta si è posto alla ribalta il quesito circa la modalità di procedere per praticare il laboratorio: operare insieme benché provenienti da due plessi diversi della stessa scuola, oppure individualmente con l’apporto delle altre discipline, oppure operare simultaneamente sulla stessa classe in modo intensivo e condiviso. Inoltre, ho compreso meglio quale sia il tipo di apertura che introduce a una modalità di lavoro tanto olistica e sono stata stimolata circa la applicabilità di tale metodo. Ad esempio comprendendo la necessità di raggiungere l’Università e il liceo delle Scienze umane per condividere e coinvolgere nel lavoro le tirocinanti, che si affacciano alla sfida dell’educazione comprese le insegnanti di scuola primaria e di scuola dell’infanzia, secondo Angela. Mi è sembrato di ritrovarmi all’interno di una condivisione amicale, schietta e di vecchia data, rimanendo con loro tesa a comprendere e a cercare correzione.
Le loro domande più ricorrenti hanno riguardato il timore di essere depistate durante l’offerta del percorso formativo, oppure di cadere in confusione circa la proposta dei motivi occasionali, che costituiscono la motivazione dei ragazzi.
Altri quesiti riguardavano le eventuali premesse all’insegnamento di don Milani o le regole essenziali con cui condurre il laboratorio in classe. L’occasione di riflettere e rielaborare insieme a loro, è stata grandiosa.
Contrariamente alla modalità comune di svolgere la lezione tradizionale e frontale, il metodo e la pedagogia milaniana vanno direttamente alla radice di quanto è necessario apprendere e far proprio:
1. la libertà di esprimersi nel rispetto assoluto delle opinioni dell’altro senza sindacare su quanto si ritenga vero o meno per se’
2. il diritto di parola ottenuto per alzata di mano in modo ordinato e armonico
3. qualora ci si debba assentare si può abbandonare l’aula muovendosi con discrezione e rispetto di quanto sta accadendo
4. scade da sé la preoccupazione del docente di richiamare i distratti, i più annoiati e/o disinteressati perché il gruppo stesso ricompone l’attenzione e l’attrattiva, si ordina da sé attraverso l’apprendimento osmotico tra i ragazzi che vi partecipano, insieme al docente regista. Poche semplici raccomandazioni insomma, possono aiutare la meraviglia di un lavoro comune che prende forma in itinere.
L’unico modo per superare i propri reconditi e personali timori è quello di rischiarsi con tutta la propria arte maieutica, traducendo il pensiero astratto e i concetti,in modo via via sempre più concreto. Ieri la partenza è stata la necessità di un cambiamento per essere il meglio del nostro futuro, così abbondantemente annunciato predicato da divulgatori, sociologi, e personaggi più in voga. Daniela Lucangeli parla di cambiamento come forza vettoriale. E allora cosa ci sarebbe stato di più bello e affascinante che partire dallo studio dei vettori in fisica, dal loro verso, direzione, intensità, compiendo un rapido viaggio fino al principio di Archimede che attribuisce l’equilibrio di una possente nave alla parità di forza vettoriale sopra e sotto un fluido per poter galleggiare nell’acqua
Dopo la comprensione delle metafore amiche e alleate della nostra quotidianità, i ragazzi hanno colto quasi un inciso involontario del regista che accennava alla differenza tra cooperazione e prestazione e allora abbiamo voluto rappresentare fisicamente un segmento vettoriale, simulando di attirare da un verso all’altro un maglione, e poi più maglioni, annodati. Il valore degli stormi di anatre nella stagione autunnale, mentre descrivono una V nel cielo e si sintonizzano con il loro battito d’ali, ha mostrato a tutti in modo eclatante la convenienza di lavorare insieme, di cooperare per lo stesso obiettivo che la direzione di un cambiamento indica.
Il lungo lavoro sulle emozioni primarie e secondarie si è rispecchiato dentro alcune tele artistiche per così dire “emotive”che ritraggono delle emozioni gia’ note ai ragazzi: una breve carrellata di artisti dal ‘600 al ‘900 ci ha accompagnato a comprendere la rabbia, il disgusto, la paura e la sorpresa. A questo punto la perfezione e l’imperfezione viaggiavano a braccetto e ben si son coniugate nella vita breve, virtuosa e stupefacente di Sammy Basso, biologo e ricercatore recentemente scomparso.