
“La scuola siamo noi”, con queste parole di Don Milani, i ragazzi della Scuola Secondaria di Primo Grado di Grumello del Monte, carichi di emozione, hanno aperto le porte della loro aula a bambini e professori, per condividere il lavoro di scrittura collettiva di questi due intensi mesi di lavoro.
Come i ragazzi di Barbiana, anche questo gruppo di alunni ha allestito simbolicamente la propria classe: una carta geografica, un artefatto, banchi, sedie e un filo rosso, sul quale appendere, foglio per foglio, il proprio diario di bordo, memoria del percorso svolto ad ogni incontro. Una stanza vuota si è riempita di significato, uno spazio che i ragazzi hanno pensato e creato, ieri a Barbiana per abitare la scuola, oggi a Grumello per riviverla.
Un tuffo nel passato, alla scoperta della storia sociale e culturale dei ragazzi di Barbiana e un salto nel presente, non solo per ricordare ma per interrogarsi, oggi, sul senso dell’essere scuola, allievo e persona.
Un’occasione per guardarsi intorno, dentro e porsi delle domande: ma cosa rappresenta il pannello cromatico che ci accoglie ogni giorno all’entrata della scuola? E se la sincronicità esiste, eccone la conferma: I care, me ne importa, mi sta a cuore. Un messaggio cifrato di Don Milani, che è di fronte a noi, studenti e adulti, ogni giorno e solo una lettura attenta di mente e di cuore, ne coglie il valore.




E da una presa di consapevolezza che un quadro a scuola è portatore di rivelazione, alla sua reinterpretazione: i ragazzi hanno interiorizzato i principi di Don Milani e illustrato in una nuova veste. Insieme c’è stato il tempo del raccontarsi, con la scrittura sui fogliolini, di una diversità che rende speciale ogni individuo, poiché ciascuno nutre un talento differente; i ragazzi hanno espresso la volontà di unire le diverse attitudini per teatralizzare il mondo Barbiana e interpretare il loro primo testo collettivo.
Lo sguardo da tutor mi ha permesso di osservare questa grande macchina organizzativa mettersi in moto; ogni ragazzo ha coniugato la propria dote con un diverso incarico e all’occorrenza, mettendosi a disposizione per aiutare: chi con il talento artistico ha rivisitato il pannello scolastico, chi con capacità decisionali ha creato la sceneggiatura, chi avvezzo al PC ha scritto, chi ha cercato le musiche, chi ha utilizzato l’intelligenza artificiale, chi ha dipinto i luoghi della scuola di Don Milani; tutti hanno scritto, unito, corretto e arricchito le frasi emerse dai fogliolini dei compagni, in totale gratuità e condivisione, mediando e dibattendo. Ognuno si è occupato dell’altro, ponendo attenzione e consiglio per affinare il lavoro metacognitivo in essere, con la supervisione della docente Elena, che ha accolto ogni loro parola, ha trasformato ogni proposta in possibilità, ha rilanciato con sicurezza il learning by doing.




Una raccolta dei fogliolini che ha intrapreso tre strade: “IERI cosa ha rappresentato la scuola di Barbiana”, “OGGI: come i ragazzi possono seguirne l’esempio” e “DOMANI: perché mantenere vivo il ricordo in un agito di senso collettivo”.
Ho visto nascere, in modo graduale, un testo collettivo, impreziosito da produzioni artistiche personalizzate, da rilegare e da mettere in scena, ma senza prove e preparazioni: Buona la prima! lo stimolo di Elena, la formatrice della Rete di scuole Barbiana 2040.
E così i ragazzi si sono organizzati per accogliere con semplicità i loro curiosi ascoltatori, sulle note di “I care” si sono lasciati guidare dalla loro intraprendenza e autonomia, spiegando con cura il percorso costruito. Si sono alternati nella lettura del loro testo collettivo, con fierezza e coraggio, scuotendo i pensieri dei presenti, con parole cariche di significato quali: talenti, inclusione, creatività, diritti, cultura, istruzione, curiosità, parole, diversità, pensiero critico, comunità.
Hanno dato voce ai valori di Don Lorenzo, che rispecchiano il modus operandi di tanti insegnanti del passato e del presente; principi desiderati, reclamati e ricercati dagli stessi studenti, attuali nel “hic et nunc” ma anche linfa per il domani, perché è continuo il bisogno di coltivare i propri talenti, di realizzare i propri sogni, di costruire qualcosa per sé e gli altri.
I ragazzi hanno dato prova della propria capacità e consapevolezza, essere studente è vivere come persone attente alla propria formazione in funzione di un’appartenenza più complessa; hanno donato conoscenza ai piccoli che avevano di fronte a loro; hanno donato tempo e dedizione rimaneggiando il testo, destreggiandosi tra ripetizioni, errori ortografici e costruzioni sintattiche; hanno preso spazio per ricordarci che “non dobbiamo preoccuparci, noi adulti, di come bisogna fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter fare scuola” (Don Milani).
E per concludere, riporto le parole pronunciate per salutare, dono prezioso: “Maestra Elena, ci rivediamo il prossimo anno?”.



