Un percorso verso il futuro. Il digitale come strumento di aderenza tra parola e pensiero

Il percorso laboratoriale, che segue alla parte teorica-informativa, intende far sperimentare ai docenti la metodologia e la tecnica della scrittura collettiva della Scuola di Barbiana, come proposta attualizzata e quindi innovativa per il raggiungimento degli obiettivi curricolari disciplinari e trasversali (soft skill) percorrendo traiettorie digitali di aderenza tra parola e pensiero.
Durante il laboratorio, grazie agli strumenti digitali, i docenti verranno coinvolti in prima persona in una scrittura collettiva per poterla riproporre in classe come modalità di lavoro attuale, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie e di nuove metodologie.

Il percorso PATHS – Per Parole nasce dall’adozione di un approccio filosofico fondato sulla parola elaborato a partire dalla convinzione che riflettere sulle parole di un’area tematica, approfondire il legame con i concetti e con i riferimenti storico-teorici ad essi legati è forse uno dei modi per imparare a “fare filosofia”. La riflessione sul linguaggio e sul rapporto con il pensiero e il reale contribuisce non solo ad approfondire gli aspetti teorici e conoscitivi della disciplina ma anche a capire e spiegare il mondo dell’esperienza per sapere come agire e comportarsi. La filosofia può rappresentare una cassetta degli attrezzi che aiuta a comprendere e affrontare razionalmente alcuni problemi che la vita ci sottopone quotidianamente.

Questo percorso parte dal linguaggio comune, dalla parola ordinaria. Da tempo la scuola registra infatti un aumento dell’impoverimento linguistico degli studenti dovuto a una complessità di fattori. Questa criticità implica, in alcuni casi, una difficoltà nel saper ragionare, nell’utilizzare una argomentazione e più in generale nel saper esercitare un pensiero critico autonomo. La metodologia didattica proposta non è una soluzione a questi problemi, ma è un’occasione per affrontarli, partendo da un insieme di idee da sperimentare e da condividere in classe. Dai significati di una parola e con il supporto di testi, si possono elaborare, discutere e acquisire nuovi contenuti e accezioni, provando poi ad usarli in modo corretto e consapevole all’interno di una argomentazione.

L’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando radicalmente il panorama educativo, introducendo strumenti e tecniche innovative che possono arricchire e personalizzare l’esperienza di apprendimento. Questa rivoluzione digitale non si limita a cambiare il modo in cui gli studenti acquisiscono conoscenze, ma sta anche ridefinendo il ruolo degli insegnanti e la struttura stessa dell’ambiente di apprendimento.

Ma cosa significa esattamente implementare l’IA nella didattica e in ambiti educativi? E quali benefici può portare?
L’IA, in termini semplici, si riferisce a sistemi che imitano o simulano l’intelligenza umana. Nell’ambito educativo, ciò può tradursi in una serie di applicazioni, dall’uso di chatbot per rispondere alle domande degli studenti, all’analisi dei dati per monitorare i progressi degli studenti e personalizzare il loro percorso di apprendimento. L’IA, insomma, ha un enorme potenziale per migliorare l’educazione.
Tuttavia, per sfruttare appieno questo potenziale, dobbiamo assicurarci che le nostre strategie e tecniche didattiche siano all’altezza della sfida. Solo così possiamo creare ambienti di apprendimento più sostenibili, diversificati e accessibili per tutti gli studenti.
È fondamentale sottolineare l’importanza cruciale della pedagogia nel contesto dell’educazione potenziata dall’IA.
L’intelligenza artificiale, pur essendo un potente strumento, non è altro che un mezzo per raggiungere un fine. Il suo valore intrinseco e il suo impatto positivo sull’educazione dipendono in gran parte dal modo in cui viene implementata e utilizzata, e qui entra in gioco il ruolo insostituibile della pedagogia.
La pedagogia, con le sue teorie e le sue pratiche, ci fornisce le linee guida fondamentali per utilizzare l’IA in modo efficace e responsabile nell’ambito educativo. Ci aiuta a navigare nel panorama in continua evoluzione dell’educazione digitale, garantendo che l’uso dell’IA sia sempre allineato con i principi pedagogici e i bisogni degli studenti.

Inoltre, la pedagogia ci ricorda che l’obiettivo dell’educazione va ben oltre la semplice trasmissione di informazioni. L’educazione mira a sviluppare le competenze degli studenti, a formare i loro valori e a prepararli per affrontare le sfide del mondo reale.
L’IA può sicuramente arricchire questo processo, ma è la pedagogia che ne guida l’orientamento e ne assicura la qualità. L’IA può essere integrata nella didattica in molti modi, ad esempio attraverso l’uso di piattaforme di apprendimento online, giochi educativi, o sistemi di tutoraggio intelligenti. L’importante è che l’uso dell’IA sia sempre guidato da considerazioni pedagogiche e didattiche.

Ma come possono la pedagogia e la didattica trarre vantaggio da questa tecnologia?
Facciamo alcuni esempi:

1 • Personalizzazione dell’apprendimento:
L’IA può analizzare lo stile di apprendimento di ciascuno studente e adattare il contenuto e il ritmo dell’insegnamento in base alle sue esigenze.

2 • Gestione automatica delle mansioni quotidiane:
Questi strumenti tecnologici possono essere incaricati di correggere i compiti, risparmiando tempo prezioso per gli insegnanti, che possono così dedicarsi ad incarichi più rilevanti.

3 • Aiuto nella presa di decisioni:
I sofisticati algoritmi possono elaborare grandi volumi di dati, fornendo agli educatori input fondamentali per prendere decisioni più consapevoli.

4 • Assistenza per le disabilità:
Questi strumenti possono essere usati per assistere gli studenti con disabilità, ad esempio attraverso programmi di riconoscimento vocale o traduttori automatici.

5 • Assistenza virtuale:
Gli educatori possono sfruttare l’assistenza virtuale per facilitare l’apprendimento degli studenti al di fuori dell’ambiente scolastico.

6 • Chatbot per l’istruzione:
Gli allievi possono usufruire dei chatbot per risolvere i loro dubbi in qualsiasi momento, favorendo così un apprendimento autodiretto.

7 • Organizzazione delle lezioni:
L’IA può aiutare a pianificare e organizzare le lezioni, tenendo conto delle esigenze e delle abilità di ciascuno studente. 

È fondamentale non dimenticare che l’implementazione di queste tecnologie dovrebbe essere sempre guidata da una profonda riflessione etica, tenendo in considerazione i limiti e le potenzialità dell’intelligenza artificiale. In conclusione, l’intelligenza artificiale, la didattica e la pedagogia rappresentano un trittico di forze che, lavorando insieme, hanno il potenziale di rivoluzionare il modo in cui apprendiamo e insegniamo.
L’IA non è un sostituto dell’insegnante, ma un potente strumento che, se utilizzato correttamente, può arricchire l’esperienza di apprendimento, personalizzarla e renderla più efficace.
Ma ricordiamo, l’IA è solo uno strumento, e come ogni strumento, il suo valore risiede nel modo in cui lo usiamo. La vera magia dell’educazione risiede ancora nelle mani degli educatori, nelle loro competenze, nella loro passione, nel loro impegno a formare le menti e a plasmare il futuro. L’IA può aiutarci a navigare in questo futuro, ma la rotta la tracciamo noi.

Don Milani medita a fondo le motivazioni alla base del “miracolo” della scrittura collettiva e arriva a conclusioni molto convincenti.
«Spiego la cosa così: ogni ragazzo ha un numero molto limitato di vocaboli che usa e un numero molto vasto di vocaboli che intende molto bene e di cui sa valutare i pregi, ma che non gli verrebbero alla bocca facilmente. Quando si leggono ad alta voce le 25 proposte dei singoli ragazzi accade sempre che l’uno o l’altro (e non è detto che sia dei più grandi) ha per caso azzeccato un vocabolo o un giro di frase particolarmente preciso o felice. Tutti i presenti (che pure non l’avevano saputo trovare nel momento in cui scrivevano) capiscono a colpo che il vocabolo è il migliore e vogliono che sia adottato nel testo unificato. Ecco perché il testo ha acquistato quell’andatura e quel rigore di adulto (direi anche di adulto che misura le parole! animale purtroppo molto raro). Il testo è cioè al livello culturale dell’orecchio di questi ragazzi, non al livello della loro penna o della loro bocca».

In un incontro con gli studenti di una scuola di giornalismo, a fine ’65, Don Milani è ancora più dettagliato: «I ragazzi che hanno saputo scrivere male sono però capaci di giudicare a un livello maggiore di come sanno scrivere. Ognuno di noi è miglior giudice che non sia buon scrittore. Un ragazzetto di 16 anni di questa scuola [intende] sulle 50 mila parole d’italiano. Probabilmente, quello che scrive di più, scrive con 2 o 3 mila [parole], sicché c’è un divario spaventoso fra le parole che uno possiede fino al punto di adoprarle e le parole che uno possiede fino al punto di giudicarle molto bene anche nelle sfumature».
Una semplice illustrazione grafica può aiutare a capire.


Usando un petalo per rappresentare l’insieme delle parole che un ragazzo “intende” (di cui una parte usa e una ancora più piccola scrive, in rapporto di circa 1 a 20), il collettivo dei ragazzi si trova a “gestire” un insieme di parole che è un multiplo di quelle che il singolo intende, ed è tanto più ampio quanto più numerosi (entro certi limiti) sono i ragazzi.
Infatti, quello che uno intende (orecchio) diventa patrimonio comune degli altri sia come parola (bocca) sia come scrittura (penna). L’insieme dei termini gestiti a tutti i livelli diventa maggiore della somma delle singole parti per via di questa “contaminazione comunicativa” che mette in relazione, come vasi comunicanti, i diversi canali di espressione dei partecipanti. Il testo finale, come notava il Priore, pur essendo scritto, ha l’estensione delle cose udite.

LA SCRITTURA COLLOBORATIVA E COLLETTIVA AI TEMPI DEL WEB
La scrittura collaborativa è l’atto di “scrivere insieme”, di collaborare alla stesura di un unico testo da parte di più persone. In un ambiente puramente collaborativo, tutti i contributori hanno la possibilità di aggiungere, modificare e rimuovere parte del testo e ogni sezione dovrà essere realizzata dopo che la precedente sia stata completata, o potrà essere creata in contemporanea a quest’ultima. Per parlare di scrittura collaborativa, non basta che più persone siano coinvolte nella realizzazione globale di un testo scritto, ma è necessario che più di una persona sia coinvolta in almeno una fase della produzione del documento: pianificare, scrivere, revisionare.

Nella didattica ciò si traduce nel considerare gli alunni direttamente responsabili dell’apprendimento, protagonisti che devono contribuire in modo attivo alla creazione della conoscenza. L’approccio promuove atteggiamenti metacognitivi e autovalutativi, spingendo a riflettere sui propri comportamenti e le proprie competenze. La scrittura collaborativa in ambito didattico prevede che gli studenti imparino a collaborare, a esprimersi, e a costruire la conoscenza, producendo elaborati in gruppo che rispecchino la complessità sia degli argomenti stessi, che della trattazione e divulgazione di quest’ultimi.
Da un punto di vista strettamente didattico l’utilizzo del Web per produzioni collaborative permette agli alunni di poter lavorare ovunque, anche fuori casa, dà loro la possibilità di riflettere più a lungo su un tema e li costringe a fare ricerche più approfondite e “scientificamente” più accurate. Entra in gioco anche un senso di responsabilità maggiore dettato dal fatto che il proprio contributo, spesso, sarà la base per il lavoro dei propri compagni di classe e/o parte di un lavoro collettivo.

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