Al confine fra reale e virtuale
due dimensioni in competizione

Il confine tra reale e virtuale ovvero reale e virtuale a confronto. Ad un primo sguardo il confine tra reale e virtuale sembra non esistere.
Ma ad una seconda riflessione tra noi, abbiamo scoperto che i due mondi sono completamente diversi e separati tra loro. Quindi, è necessario fare delle precisazioni.
Il mondo virtuale è una copia del mondo reale perché esso è nato cronologicamente prima della rivoluzione digitale.
A noi giovani comunque, piace soprattutto la rete web che appartiene al mondo virtuale, tanto che ci sembra molto simile al mondo reale.
Oggi infatti, si fa molta più fatica  a decifrare la realtà dall’apparenza perché la tecnologia si sta evolvendo e il metaverso, i visori stanno prendendo posizione nelle menti delle persone e nel modo di guardare le cose.

Preferiamo la realtà virtuale perché ci sembra di poter avere o togliere quello che ci piace o quello che ci disturba. Ci sembra di poter esprimerci in essa, come vogliamo, ma riusciamo a parlare solo davanti ai videogiochi perché ci sentiamo protetti da qualcosa in Rete.
Nella vita reale invece, non riusciamo a parlare, perché stare davanti ad una persona equivale per noi, a stare davanti al vuoto.
Davanti alle persone noi non dialoghiamo con sincerità a causa della paura con cui potrebbe reagire l’altro che abbiamo di fronte. In Rete invece, ci si scrive e basta, l’unica reazione è la scrittura, mentre sentirsi dire qualcosa in faccia, potrebbe portare l’altro che ascolta, anche alle mani. Però sappiamo che lo scritto rimane per sempre inciso su qualcosa: ce lo dimostra la storia con i suoi geroglifici appartenenti agli Antichi Egizi, con le sue incisioni rupestri, presenti per esempio in Valcamonica, oppur con le Bolle dei Papi, gli editti degli imperatori nel Medioevo, le tesi di Lutero appese alle porte della cattedrale di Wittemberg, mentre tutto ciò che diciamo oralmente non rimane e in questo senso, ci permette di parlare fra noi e di farci delle confidenze, senza che diventino pubbliche.
Alcuni di noi hanno affermato che giocare con i dispositivi elettronici stimola il nostro coraggio, soprattutto quello di agire, come per esempio, affrontare senza paura il buio.
Invece, per affrontare le nostre paure bisogna avere una persona accanto, che ci introduca ad affrontare le cose, così abbiamo capito riflettendo sui timori dei bambini piccoli ad affrontare una stanza buia.


Un altro tema significativo è emerso fra noi: alcuni  pensano anche che alcuni giochi siano creati  per farci arrabbiare in modo tale che il dispositivo che abbiamo in mano venga reso in frantumi a causa della rabbia, oppure danneggiato, per poi essere sostituito spesso e volentieri per arricchire i produttori degli apparecchi elettronici.
Un altro motivo per cui amiamo stare sui videogames è la novità che ci regalano con i loro aggiornamenti. Siamo certi infatti, che nella vita reale, viviamo una monotona routine, sappiamo sempre come vada la giornata: quali materie sopportare, quali impegni dobbiamo svolgere, quali persone dobbiamo incontrare, cosa dobbiamo mangiare e cosa bere. In rete troviamo invece, delle novità fuori dalla nostra immaginazione. Nel reale c’è una specie di cronologia di cose da fare che irrita.
I video hanno la funzione di tenerci attaccati ai dispositivi attraverso i comandi che ci propone il gioco stesso, essi ci tengono occupati davanti ad uno schermo per molto tempo, al contrario della vita reale che tante volte, sembra senza azione. Noi piuttosto che dare una mano dal punto di vista materiale, scegliamo di vivere un’avventura come vogliamo, che richiede poche energie, uno svago in cui troviamo il vero divertimento, perché lì nulla può andare storto e può “sconfinare” nella noia. Ogni azione virtuale ha diversi scopi per riuscire a inchiodare i ragazzi.
Ad esempio se nella vita reale sto per fare un incidente, non posso stoppare, mentre in rete posso sempre ricominciare, evitare le collisioni e il disturbo di persone che faccio fatica a digerire. 
Nella vita reale si può ricominciare mille volte, ma non si può eliminare la morte, in rete, sì. In più, se nella vita reale ci fermiamo dopo aver perso, smarriamo il cammino e possiamo procurarci dei problemi. Nel web, tutto procede tranquillamente.

Ma non è una routine quello che stiamo descrivendo? Sicuramente molte app sono ripetitive.
Spesso anche i suggerimenti degli influencer sono routine, perché ogni giorno ci obbligano a dare un nostro parere, a commentare tutto e questo  ci infastidisce a lungo andare.
Potrebbe esserlo se si è già programmata la giornata con una scadenza oraria da rispettare, ma il gioco resta sempre libero e divertente per noi.
La soluzione alla noia resta solitamente cambiare o modificare il gioco.

Dobbiamo però riconoscere il fatto che poter continuamente modificare o eliminare, non ci allena ad accettare la realtà. E la rete ne approfitta, cercando di imitare la realtà per confonderci: in questo periodo abbiamo scoperto in Internet anche dei simulatori del dolore e tante volte anche della paura e della felicità.
Accettare di essere sé stessi è difficile, vuol dire non cedere a paragoni negativi, in cui ci si misura con gli altri. Non è facile accettare la diversità propria e degli altri.
Colpisce molto che la realtà sia sconfinata!
Tra l’altro ci fa utilizzare i cinque sensi, mentre lo schermo solo due. Inoltre, deve sempre essere creato da noi, mentre la realtà, la troviamo. Chi la crea?
E se ci fosse un potere che non si vede? Si chiama occulto, cioè invisibile.

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