Creare mappe viventi per studiare la rivoluzione industriale

La pedagogia dell’aderenza preme, soprattutto quando ci si trova davanti a ragazzi “diversamente attenti”. Il principio d’infedeltà turba e sollecita.
In altre parole, preme imperioso l’imperativo educativo, la necessità di educare, ovvero di riuscire ad estrarre dal buon tesoro delle menti e dei cuori modalità diversificate, che creino nuovi e inesplorati stili cognitivi capaci di concorrere al raggiungimento di obiettivi curricolari utili  per vivere, anzi per esistere, se la scuola avesse ancora la prerogativa di restituire i ragazzi alla bellezza della scoperta della propria identità.

A tal scopo sono servite le mappe viventi utili a sistematizzare il pensiero logico che sempre più difficilmente avviene tramite quelle mentali e concettuali.
In seconda media formata da ragazzi che richiederebbero di essere seguiti uno ad uno, forse è servita una sorta di gincana creata da corpi e cartoncini colorati per evidenziare le tappe e le inferenze di cause ed effetti che ha portato alla conoscenza della rivoluzione industriale.
Nemmeno i docufilm hanno generato attesa e curiosità: forse occorreva quella flessibilità e mobilità di cartelli e di colore  che destrutturando il pensiero, potessero condurre a quella necessaria ricomposizione unitaria del pensiero logico.
Occorre destrutturare in frammenti per generare unità e viceversa.


Una didattica continuamente ripensata ed adattata al gruppo classe e alle sue caratteristiche, un esercizio tenace ed ostinato nel ricalcolare il percorso forse, sono richiesti al docente in questi anni intensi ed enigmatici, faticosi e misteriosi per agganciare i ragazzi della scuola secondaria di primo grado.
Ultimo, ma non dimenticato, un altro punto sostanziale presente nel Manifesto Barbiana 2040: l’alfabeto del noi.
Solo tra pari, educati a stare vicini e insieme in viva e fattiva collaborazione, fa leva la proposta di un apprendimento attivo: così le implicazioni sociali, politiche ed urbanistiche relative alla nascita di una città nel Settecento si intrecciano, alimentando e facendo divampare anche il pensiero divergente, sempre circolare per i ragazzi e i loro prof.

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