Fare Rete fra scuole, una frontiera per dare risposte educative alle nuove sfide

In questo scorcio finale di anno 2024, desidero condividere con la comunità della nostra Rete alcune riflessioni scaturite da due convegni organizzati dalla Rete S:O.S. – realtà attiva da più di vent’anni sul territorio della provincia di Bergamo – pensati come momenti in dialogo, sulle sfide che si prospettano per la scuola di oggi: “Frontiere didattiche” è il titolo suggestivo per l’iniziativa.
Nella prima tappa il prof. Piercesare Rivoltella ha affrontato il tema dell’Intelligenza artificiale a scuola.
La sfida lanciata dal relatore alla scuola è di intercettare le provocazioni forti che vengono dalla società e dal mondo della cultura, per sviluppare nuovi alfabeti e quindi nuove azioni di alfabetizzazione o litercy.
D’altro canto l’accelerazione continua – che ci fa sentire in ritardo endemico, ci fa vivere un senso di inadeguatezza, a cui si risponde lavorando di più, dormendo di meno, erodendo il tempo privato – genera una nuova forma di alienazione che ci isola nella relazione con il mondo e con gli altri, ci impedisce di vivere in risonanza. È un fenomeno sociale oggi esteso.
Dunque la domanda è: “Come non cadere vittime dell’accelerazione continua che genera alienazione?”. Come aggiornare le literacies? Quali scegliere? Come renderle curricolari?
Rivoltella ci suggerisce alcune piste interessanti.


Lavorare in modo trasversale alle discipline, per evitare di aggiungere nuove discipline.  Sviluppare una cultura dell’IA per sviluppare cittadinanza, educare anziché proibire e proteggere controllando, assumere responsabilità da tradurre in presenza educativa adulta. 
Assumere un approccio evoluto e non tecnico. Essenzializzare per non fare cose inutili.
Fare ricerca educativa insieme per condizionare le scelte politiche.

La seconda tappa ha visto protagonista il prof. Raffaele Mantegazza, sul cambio di paradigma nella relazione educativa.
Mantegazza parte da una domanda: oggi cosa deve conoscere e sapere un insegnante per svolgere bene il proprio lavoro?
Oltre alla propria disciplina, alla didattica della disciplina, alla pedagogia (ancora grande assente per gli ordini di scuola dalle medie in su), alla psicologia dell’età evolutiva aggiornata con le ricerche delle neuroscienze, deve anche essere un esperto di Intelligenza Artificiale?

Non è un po’ troppo?


Partendo dalla evidenza di chi opera sul campo, cioè con bambini e ragazzi, Mantegazza riporta in primo piano la vera emergenza: i ragazzi stanno male, vivono un grande disagio infantile, adolescenziale e giovanile, in cui il grande assente è il corpo. Pone quindi l’accento sull’importanza della relazione educativa in presenza tra corpi. Solo con questa consapevolezza pedagogica è possibile affrontare l’utilizzo degli strumenti, tra cui quelli digitali.
Un approccio errato, gli strumenti usati male, ci fanno precipitare verso il rischio di perdere competenze fondamentali per essere umani, non bisogna infatti cadere nel totalitarismo tecnologico.
Di qui, ancora, l’assoluta necessità di un pensiero pedagogico forte, che può  nutrirsi dei grandi esempi della tradizione pedagogica italiana.
Si coglie come il ruolo della scuola resti fondamentale, per una battaglia che è essenzialmente  educativa, tanto più quanto più il contesto appare in totale disfacimento.
Fare Rete, fare ricerca educativa insieme, è la sola possibile risposta a tante domande e tali sfide, per una professione che appare sì difficile, ma bella nella sua essenza e finalità di costruzione del domani attraverso i nostri studenti.
Con queste finalità, la nostra realtà per questo secondo triennio di sperimentazione si è arricchita di nuove scuole, ha rafforzato il gruppo dei formatori e le proprie strutture organizzative, ha affinato i sistemi di comunicazione.
Invitiamo i dirigenti delle scuole a farsi facilitatori nella diffusione e organizzazione delle occasioni di formazione, incontro e confronto che sono riassunte nel volantino e che lanceremo man mano.
Invitiamo tutti  a cogliere le proposte perché solo con ciascuno di voi, insieme, potremo continuare a dare voce, esserci e contare.

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