I fatti di cronaca sono una prova: non stiamo tessendo relazioni con i nostri ragazzi

Ogni stagione offre qualcosa di inaudito e sorprendente a chi la vive nel rispetto del tempo che la caratterizza, senza la pretesa di superarla rapidamente o di allungarla secondo le proprie esigenze… così, vale anche per il tempo appena trascorso dell’estate: occasione di riposo e di vacanza, occasione di servizio e di fraternità, occasione di crescita e di cambiamento, occasione per prendersi cura di sé e per prendersi cura degli altri…

Tante occasioni, tante opportunità insomma: si tratta di scegliere, coglierle e prenderle con sé! E così, tra una cosa e l’altra, mi sono preso del tempo per leggere un libro scritto da Matteo Lancini, dal titolo Cosa serve ai nostri ragazzi.
Una sedia, l’ombra della chioma di un pino marittimo ed ecco, mentre apro la prima pagina… uno spettacolo che si apre davanti a me: un bel gruppo di adolescenti che serenamente gioca scaldato dal sole e rinfrescato dalla brezza che dal mare soffia ininterrottamente. Fin qui non c’è nulla di speciale… ma appena inizio a sfogliare quel libro, mi rendo conto che questa è un’occasione unica, speciale e irripetibile: le parole che leggo sembrano saltellare fuori dalle pagine e prendere forma nella realtà concreta, nel campo di gioco realizzato artigianalmente nel grande prato verdeggiante dalle mani volenterose e desiderose di giocare. È proprio vero: «la preadolescenza avvia un processo di sperimentazione delle proprie competenze relazionali e corporee» in ogni ambiente abitato dai nostri ragazzi e ragazze, lasciando germogliare talenti che spesso fioriscono oltre le nostre aspettative, addirittura «fuori dal controllo degli adulti».

Tante sono le opportunità durante lo scorrere di un anno  in cui mi trovo a riflettere all’interno di gruppi di lavoro, sui nostri ragazzi e ragazze che con leggerezza vengono posizionati sotto gli occhi dei riflettori del mondo adulto, rischiando di ricevere l’ennesimo pregiudizio che talvolta cade come un macinio pesante: ricordiamo che «una bastonata a frutto acerbo può contribuire a renderlo bacato». Non vuole essere pessimismo, ma una semplice e attenta lettura della realtà che invita a uno sforzo nel prendersi cura con amore del buono e del bello che in ciascuno di noi è presente, anziché curare le ferite arrecate, in quanto le generazioni odierne «meritano un ascoltato puntuale e interventi educativi mirati».


Trascorrere alcuni giorni di vita comune con loro è un’esperienza arricchente per tutti: è vero che alla fine può farsi sentire la stanchezza, ma prevale sempre la riconoscenza per quanto ricevuto. Scrive Lancini: «in questo momento, per sostenere la crescita dei nostri figli non mi viene in mente niente di meglio che amare e interessarsi di più dei figli degli altri». Abbiamo bisogno di questo oggi: prendersi cura gli uni degli altri infrangendo rispettosamente la scusante denominata privacy. La cura non cancella lo spazio personale e invalicabile, ma lo coltiva e gli permette di crescere tenendo aperti i legami dove scorre la linfa vitale: in fondo anche una pianta necessita del suo spazio onde evitare di soffocare le sue radici, ma non per questo si limita a quello. Solo così si può ancora scoprire e meravigliare di come ciascun ragazzo è infinitamente buono e nella bontà, già elevata nella sua alta dignità nel libro della Genesi, si trova il punto comune sulla quale progettare e insieme costruire il nostro futuro.
Che tristezza quanto si sente mormorare che esiste solo la cattiveria e i fatti di cronaca sono la prova incontestabile! Oserei dire che i fatti di cronaca, invece, sono la controprova tangibile di ciò che non stiamo coltivando ovvero uno sguardo buono sull’altro capace di cura e di prendersi a cuore il prossimo «resistendo agli accattivanti richiami massmediatici e editoriali che spingono ad aver paura di ciò che accade»:  dobbiamo con coraggio lasciare cadere i pregiudizi, i quali come ruggine impediscono uno scambio autentico con l’altro, e tra questi i nostri pre-adolescenti e adolescenti, mostrando un’immagine non vera e soffocando sotto di sé, un cuore pulsante che desidera amare e essere amato.


Per attualizzare tutto, ovvero per «consegnare loro il futuro e non rubarglielo», è necessario coltivare la bellezza dello sguardo per «essere completamente credibili e straordinariamente autorevoli». Ho accostato diversi adolescenti che liberamente hanno iniziato a raccontarsi attraverso le loro vicende, le loro storie felici o tristi, e nelle loro parole chiedevano di essere accolti, ascoltati, compresi.
«Oggi siamo tutti chiamati a tessere la trama di un nuovo tessuto sociale che accolga e non rimuova le difficoltà, la crisi, gli inciampi connessi a qualsiasi processo di crescita»: ogni tanto bisogna reindirizzarli sulle loro qualità, sulle loro capacità per scoprire che spesso ci dipingiamo con colori cupi sinonimo dei nostri difetti, a motivo di una società dominata «dall’individualismo e dalla competizione», dimenticando il calore e la vivacità dei pregi che sono l’ossatura delle nostre relazioni.
Per questo, nonostante gli sbagli, «occorre puntare sulle relazioni piuttosto che sulle sanzioni» poiché «non bastano metodi e regole per essere felici» ma serve amore che nasce dallo sguardo buono e dalla relazione di servizio collettivo. Avere questi obiettivi e ambizione nei primi passi dentro il nuovo anno scolastico, invitano a scrutare un cammino lungo e impegnativo, ma sicuramente capace di consolidare tappe di crescita umana, lasciando fiorire competenze inaudite…

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