Il traguardo di noi docenti:
insegnare a pensare

La Scuola deve, prima di tutto, insegnare a pensare. Con la propria testa, ovviamente. Noi insegnanti, sin dai primi anni di scuola, dobbiamo fornire agli alunni gli strumenti necessari per cercare le informazioni, assimilarle e strutturarle in modo critico, creativo e collaborativo. 
“Come la terra che, per quanto ricca, non può dare frutti se non viene coltivata, anche la mente non può produrre se non è nutrita.”  (Seneca ).

EDUCARE ALLA PAROLA PER COLTIVARE IL PENSIERO CRITICO
DIA-LOGO, ATTIVITA’ DI RICERCA

Testo in scrittura collettiva: “Impronte e impronte

Perché proprio impronta?
Durante una conversazione dialogica tra una nostra compagna e l’insegnante.
Alunna: ”Maestra, sai che porto dentro di me, come un segno, le parole che mi hai detto l’anno scorso prima dell’incontro serale da remoto….”
Maestra: “ Sono le impronte del cuore!”
Da qui prende inizio il laboratorio di scrittura collettiva.

Che cos’è una impronta?
L’impronta è un segno, un’orma, una traccia che si  lascia quando si cammina, quando si tocca qualcosa e anche quando si parla.
La parola deriva dal latino ” imprimere” composta da ”in” che indica movimento verso l’interno e “primere” che significa spingere.
Abbiamo inoltre capito che la parola impronta è usata lei stessa come metafora: l’impronta che lasciamo nell’ambiente- impronta ecologica, l’impronta nel web- digitale, l’impronta che lasciamo  nella vita degli altri, l’ impronta personale, sociale.
La parola IMPRONTA ci ha condotto in un bosco narrativo dove abbiamo percorso tanti sentieri del sapere.

Abbiamo capito che la verità non è assoluta, ma storica!
Il nostro libro ci racconta che l’Homo sapiens ha iniziato a lasciare le impronte delle sue mani sulle rocce, ma una scoperta recente ha “riscritto il nostro punto di vista sulla preistoria antica, perché ha indicato che l’uomo è diventato ‘umano’ prima di quanto immaginato”.
 Nel settembre 2021 un gruppo di archeologi ha scoperto in Tibet una roccia con impresse impronte di mani e piedi di bambini- homo di Neanderthal.
Le prime impronte artistiche della storia!
Le impronte sono i segni che l’uomo lascia sul nostro pianeta, impronte legate all’arte, alla musica, alla tecnologia, alla danza, alla letteratura, alle scienze , alla religione…

Abbiamo percorso con attenzione questo sentiero perché contiene tanti pericoli.
Le impronte digitali sono segni formati da tante righe concentriche che noi lasciamo ogni volta che tocchiamo coi polpastrelli qualcosa o qualcuno. La particolarità è che sono uniche, anche i nostri compagni gemelli hanno impronte diverse!
Le impronte ci identificano, dicono chi siamo. Con l’impronta, touch id, possiamo accedere al cellulare, al tablet, al pc …
Ci siamo accorti che quando, a scuola, navighiamo in internet il pc ci spia perché ci mostra in evidenza materiale collegato alle nostre ricerche, inoltre, dopo la visione di due video e una discussione, abbiamo capito che ogni volta che siamo online per giocare, per scrivere un’e-mail o per  fare una ricerca lasciamo una traccia, impronta digitale che non si elimina più anche se noi l’abbiamo cancellata.


Per questo NON dobbiamo condividere mai dati personali: cognome, l’indirizzo di casa, il numero di telefono, la  data di nascita, il nome della scuola mentre possiamo condividere altri dati: gli hobby, le preferenze, il nome dei nostri animali….
Quando condividiamo qualcosa online dobbiamo comportarci in modo sicuro, responsabile e rispettoso.

Le parole che usiamo lasciano una traccia nel cuore delle persone che incontriamo: è importante quindi fare attenzione a quelle che diciamo.
Le parole hanno un potere enorme.
Una sola piccola parola può̀ ferire o accarezzare.

Abbiamo letto e compreso il Manifesto della comunicazione non ostile, uno strumento utile per scegliere le parole con cura.

Le parole sono lo strumento attraverso cui diamo voce ai nostri pensieri, emozioni e giudizi.
Crescere significa imparare a utilizzare bene le parole.

L’ORMA DELL’UOMO SULLA TERRA
Abbiamo fatto, in collaborazione coi nostri genitori, un test sul nostro stile di vita (nutrizione,  quantità di rifiuti prodotti, superficie di suolo occupato, abiti o altri beni acquistati, energia consumata, modalità di trasporto utilizzate, consumi energetici abituali, etc.), abbiamo tabulato i dati e li abbiamo inserito nel calcolatore online dell’impronta ecologica.
Il sistema ci ha restituito due informazioni:
1) il calcolo della superficie del pianeta che “consumiamo”;
2) il calcolo di quanti pianeti sarebbero necessari a sostenere l’umanità se tutti adottassero questo stesso stile di vita.


Ci siamo impressionati molto  quando abbiamo visto che per sostenere il nostro stile di vita sarebbero necessari due pianeti Terra!

L’ impronta ecologica è il valore che calcola di quante risorse naturali l’uomo ha bisogno e le confronta con la capacità della Terra di rigenerare quelle risorse.
Più l’impronta ecologica è alta, più la salute del Pianeta è a rischio.


Gli scienziati calcolano ogni anno l’Overshoot day, il giorno nel quale l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno.

Ecco alcune regole da seguire:

  • Adottare scelte alimentari consapevoli,
  •  scegliere prodotti a basso impatto ambientale,
  •  evitare lo spreco alimentare,
  • scegliere prodotti a chilometro zero.
  • Ridurre la quantità di rifiuti prodotti,
  •  ridurre i consumi,
  •  evitare i prodotti con imballaggi di plastica,
  •  fare la raccolta differenziata.
  • Risparmiare le risorse,
  •  non sprecare l’energia,
  •  utilizzare fonti energetiche rinnovabili,
  • non sprecare l’acqua.
  • Ridurre le emissioni,
  •  andare a piedi o in bicicletta quando è possibile,
  •  utilizzare i mezzi trasporto pubblico,
  •  utilizzare mezzi di trasporto elettrici.

Anche noi piccoli dobbiamo fare la nostra parte. A proposito di esseri piccoli, la maestra ci legge la favola del colibrì.

Un’antica favola africana
Una enorme foresta viene divorata dalle fiamme.
Tutti gli animali della foresta scappano e restano attoniti mentre guardano la foresta che brucia e si sentono molto a disagio. Si sentono tutti impotenti tranne uno, un piccolo colibrì che dice: “Devo fare qualcosa per questo incendio”. Quindi vola al fiume più vicino, prende delle gocce d’acqua e le getta sul fuoco. E va su e giù, su e giù più veloce che può. Nel frattempo, tutti gli altri animali, molto più grandi, come l’elefante con la sua grande proboscide che potrebbe raccogliere molta acqua, restano fermi e dicono al colibrì: “Cosa pensi di fare? Sei troppo piccolo! Questo incendio è troppo grande, le tue ali sono troppo piccole e il tuo becco può portare solo poche gocce d’acqua alla volta!” Ma mentre continuano a scoraggiarlo, il colibrì si gira e senza perdere tempo dice: “Sto facendo il meglio che posso e per me è quello che dovremmo fare tutti”.

Stiamo per concludere il nostro sentiero quando un nostro compagno scopre una diramazione che contiene impronte gigantesche: sono quelle del Bigfoot.
Ci fermiamo e scopriamo chi è: un essere leggendario della cultura nordamericana, assomigliante ad un uomo preistorico, scimmiesco, alto 2-3 metri che vive nei boschi e si ciba di carne. A lui hanno dedicato tanti film!

Ma esiste sì o no?
Ci sono stati numerosi avvistamenti, ma non c’è nessuna prova scientifica della sua esistenza.
Uno studio scientifico, condotto negli Stati Uniti nel febbraio 2023, sostiene che il Big foot sia un orso bruno di grandi dimensioni.
Restiamo in attesa di ulteriori approfondimenti.

Durante l’ora di narrativa e di civica insieme ai maestri leggiamo il libro “I supereroi dell’empatia – La cura del pianeta” di Stefano Rossi.
La Terra ferita ci lancia ogni giorno il suo grido d’aiuto.
L’Agenda 2030 ci chiama ad un cambio di rotta. L’umanità rimane però sorda a questo grido.


Come fare?
Attraverso la lettura, analisi, comprensione e discussione cooperativa delle dieci storie, presenti nel libro, coltiviamo pensieri e sentimenti ecologici.
Con la lettura e la riflessione si è cercato di sviluppare “una mente critica ecologica, di smontare i miti di antropocentrismo, consumismo, velocità, scarsa riflessività ed una tecnologia che non sa distinguere i limiti da superare e i limiti da rispettare.
Accanto alla mente ecologica serve anche un cuore ecologico capace di un sentimento di fratellanza, responsabilità e cura per il nostro bellissimo pianeta”.
Un ringraziamento al dott. Stefano Rossi per le belle parole e per il libro arricchente, divertente e stimolante.

Questo percorso intreccia tutti i sentieri fatti, al suo ingresso e lungo la strada troviamo un cartello con scritto …


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