Ci scrive Irene Gelai, una studentessa tirocinante del corso di Formazione Primaria dell’Università di Padova. E pone un tema al centro anche delle nostre riflessioni sul futuro dell’insegnamento in relazione alle nuove leve di insegnanti e all’innovazione dei metodi didattici. Un contributo molto utile e profondo.
Irene Gelai sta svolgendo il tirocinio nell’Istituto comprensivo “A. Crosara” di Cornedo Vicentino, scuola aderente alla Rete nazionale “Barbiana 2040”.
Come passare dalla teoria alla pratica?
In questo caso, per me, che sono una studentessa di Scienze della Formazione Primaria, attraverso il tirocinio diretto nella scuola.
Dell’Istituto Comprensivo “A. Crosara” di Cornedo Vicentino, Vicenza, mi ha molto colpito il suo obiettivo: appropriarsi del principio adottato da Don Lorenzo Milani con l’espressione “I Care”, la scuola che si nutre di questa predisposizione alla cura, di quel “mi importa” di quel “ho a cuore” sui quali costruire il resto.
L’istituto ha attivato un gruppo di lavoro per la progettazione e l’allestimento dei nuovi ambienti e avviato una riflessione sulle innovazioni metodologico-didattiche che serviranno per sfruttare pienamente le potenzialità dei nuovi spazi.
A livello strutturale è stata creato un ambiente di apprendimento con i banchi disposti a isola, una Lim frontale, molte finestre ,quindi luminoso e dove gli alunni vengono invitati ad entrare senza scarpe per sentirsi a proprio agio.
Ho avuto l’opportunità di osservare due lezioni di scrittura collaborativa in una classe quarta che si sono svolte proprio in questo ambiente.
La classe ha accolto con entusiasmo la notizia della lezione di scrittura e in modo rapido si sono preparati per lo spostamento. Il tema era già stato introdotto precedentemente attraverso la visione di un video e una discussione sulle tematiche ,quindi quando sono arrivati si sono disposti liberamente attorno al tavolo hanno preso i loro fogliolini bianchi e l’insegnate ha iniziato a leggere un albo illustrato. Su questi piccoli fogli rettangolari, gli alunni scrivono quello che più li colpisce dalla lettura o della discussione che avviene in classe. In quel momento c’era un silenzio profondo, si sentiva come l’attenzione e la concentrazione avessero preso il sopravvento.
Successivamente è stato il momento di riordinare tutti i fogliolini: suddivisi in gruppi in base agli argomenti, i bambini ordinano i fogliolini eliminando quelli doppi e tenendo quelli più completi, un lavoro di selezione. Il confronto, la partecipazione attiva, la voglia di cercare il gruppo giusto a cui magari era stato dato un fogliolino di un argomento diverso, questo è ciò che mi ha colpito.
Nella lezione successiva sono stati trascritti a turno sulla Lim, e poi uniti fino a formare un testo, l’elaborato finale che è il prodotto della scrittura collaborativa, impossibile da ottenere individualmente.
Un ambiente di apprendimento innovativo, non giudicante dove il pensiero di tutti ha valore ed è necessario per il risultato comune.
Dalla teoria alla pratica, come le spiegazioni astratte vengono poi messe in atto e recepite dai bambini, è stata un’esperienza unica, stimolante e che mi ha dato una nuova prospettiva sull’insegnante che vorrei diventare.