“La vocazione pedagogica deve restare il cuore di chi entra in classe”

Il terzo convegno nazionale della Rete di Scuole Barbiana 2040, ancora una volta ci ha fatto ritrovare in un luogo quasi ideale, per discutere sul tema dell’educazione, questa Villa Montesca dove si respira un’aria speciale. Poco fa il dott. Boldrini, direttore della Fondazione, con la sapienza del custode attento di una memoria quasi sacra, sotto la chioma dell’albero di japonica, ci ha raccontato come Maria Montessori avesse completato proprio lì la stesura del suo Metodo, protetta e sollecitata da Alice Hallgarten Franchetti, un testo epocale pubblicato per la prima volta nel 1909 proprio a Città di Castello, e dedicato ai Baroni Franchetti, lo stesso anno in cui si svolse alla Villa Montesca il primo corso di pedagogia scientifica.
In questa cornice ispiratrice, ci siamo ritrovati per confrontarci ancora una volta sul tema dell’educazione emancipatrice e della pedagogia del futuro. E ancora una volta mi piace constatare come le nostre scuole siano presenti, arrivando dai quattro angoli della nostra lunga Italia.
Voglio ricordare ancora una volta, salutando il professore Giancarlo Costabile, docente di Pedagogia dell’Antimafia, dell’Università della Calabria, che la nostra Rete è nata da una sua intuizione, ormai quasi otto anni fa, quando con Edoardo Martinelli, alunno di don Lorenzo Milani a Barbiana, lavoravano con gli studenti dell’Università della Calabria ai laboratori di pedagogia dell’antimafia.
Entriamo così già nel cuore della nostra focalizzazione, cioè sul fatto che una pedagogia emancipatrice porta la scuola immediatamente nella dimensione autentica di esercitare un potere trasformativo nei confronti della realtà, che è la sua vocazione primaria, come ci ha ricordato la dott.ssa Bartolini. Perché è nel momento in cui si attua l’emancipazione dell’uomo e della persona, che questo processo ha una ripercussione sulla realtà nella quale vive.


Se quei laboratori di pedagogia dell’Antimafia sono stati il punto di partenza, il percorso che ci ha portato fino a oggi è stata una continua sorpresa e anche un’occasione di nuovi incontri generativi, fra persone che hanno a cuore qualcosa di importante come la scuola, e che lo riconoscono riflesso nello sguardo dell’altro.
Con quest’anno la Rete Nazionale Barbiana 2040 conclude il primo triennio di sperimentazione, durante il quale le prime otto scuole che avevano aderito, distribuite su tutto il territorio nazionale, hanno sperimentato in maniera non occasionale ma continuativa i laboratori di scrittura collettiva che la Rete propone nelle classi. Un’esperienza, quindi, non in termini di progetto che inizia e finisce, ma come percorso che accompagna lungo il cammino scolastico  la crescita dei bambini e dei ragazzi, e poi – abbiamo scoperto – anche degli adulti e degli insegnanti, che oggi più che mai hanno bisogno di riconoscimento.
Perché abbiamo raccolto questa sfida? Già sette anni fa, era evidente come stessimo vivendo un momento di importante trasformazione antropologica, conseguenza dell’impatto della rivoluzione digitale sulla società. Una trasformazione che sta minando alle basi tutte le istituzioni educative. Questo fenomeno richiede un riavvicinamento da parte della scuola alla realtà dei nostri alunni e degli studenti. In questo la pedagogia di don Lorenzo Milani, la pedagogia dell’aderenza, praticata attraverso l’umile tecnica della scrittura collettiva, dentro ai laboratori di pensiero e di dialogo, è in grado di far emergere il contesto di realtà di ciascun alunno e, partendo da lì, di condurre insieme, alunni e insegnanti, un processo di lettura, di interpretazione, e di costruzione collettiva della realtà.
È un percorso importante, nel quale abbiamo scelto  di portare al centro del nostro sguardo le periferie. Un percorso che dentro la Rete genera un continuo dialogo in cui le diverse realtà emergono, si riconoscono e costruiscono insieme un possibile sogno, un’idea di quello che si vorrebbe fare e realizzare nella scuola, nei territori e nella società.

Ma perché la Rete? Oggi più che mai non è pensabile affrontare la complessità del reale in solitudine. Il valore della rete è proprio questo: la capacità  di generare una mente collettiva in grado di sostenere e produrre un processo di rinnovamento, autentico e dal basso,  nella scuola.
In questo triennio la Rete ha vissuto una fase produttiva davvero eccezionale. Siamo riusciti a riconoscerci in un logo, a creare canali di comunicazione e di contatto anche attraverso una newsletter e un sito della Rete, abbiamo creato un Manifesto del nostro movimento, risultato anch’esso di un processo di scrittura collettiva, ispirata  all’esperienza e agli insegnamenti di don Lorenzo Milani. Una tecnica riportata da un testimone autentico e profondo come Edoardo Martinelli, e accompagnata dalla riflessione pedagogica delle Università.
Quest’ultimo aspetto, il rapporto con gli atenei, è una dimensione in cui la Rete crede molto: l’interazione fra l’Università e i territori deve essere la chiave per mantenere un livello alto di analisi e riflessione, ma allo stesso tempo garantisce la concretezza della ricerca pedagogica sul campo di cui le scuole hanno bisogno, per avere una lettura delle sperimentazioni in atto.


L’anno scorso, nel 2023, abbiamo celebrato, come Rete, il Centenario della nascita di don Lorenzo Milani con tre tappe, un  viaggio nelle nostre periferie per portarle al centro dell’attenzione. Tutti gli incontri sono stati occasione importante di incontro e di confronto fra le molte esperienze nei diversi contesti di realtà. Ciascuna esperienza ci ha aiutato a riflettere e farci riscoprire  la dimensione vocazionale della nostra professione di insegnanti.
Le celebrazioni del Centenario sono state l’occasione per strutturare anche sotto il profilo organizzativo e funzionale la rete: sono nati il Comitato tecnico-scientifico, l’albo dei formatori della Rete, con gli strumenti necessari e utili per completare e rafforzare il nostro obiettivo formativo. Nel triennio il numero di scuole aderenti alla Rete è raddoppiato, oggi sono sedici scuole, e guardando avanti al nuovo triennio, abbiamo imparato che a volte le diaspore e le piccole tempeste del mondo della scuola, come trasferimenti e smembramenti degli istituti, possono diventare generative di nuovi percorsi e di nuovi incontri.
In questo senso la Rete è un ambiente aperto e  vivo, che per il nuovo triennio, oltre a continuare l’importante lavoro di disseminazione, aumenterà anche l’impegno per produrre documentazione e fare sintesi,  a disposizione delle sperimentazioni che stanno sviluppando i nostri docenti. Questo perché siamo consapevoli che se non si lascia qualcosa di scritto, il rischio è che tutto vada disperso. Troppo spesso infatti nella scuola italiana questo è avvenuto: si è dimenticata dei suoi grandi maestri, come Maria Montessori e don Milani. Non basta l’intitolazione di una scuola, che rischia trasformare in un santino ciò che invece deve essere vissuto, come insegna don Milani, con spirito di infedeltà.

L’invito è a non cristallizzare le nostre posizioni, non cerchiamo la fedeltà della forma, ma della sostanza, dei principi ispiratori. Ricordiamoci che viviamo tempi che cambiano. E molto rapidamente.
In questa sfida, allora, che cosa ci aspetta per il futuro della Rete? Un obiettivo che ci poniamo è quello di costruire un territorio nazionale anche virtuale, che vive la tecnologia come alleata nell’abbattere le distanze e avvicinare i territori. Nel momento in cui l’umanesimo e la persona tornano al centro, la tecnologia garantisce la possibilità di mantenere le nostre relazioni, che non sono solo contatti, ma rapporti autentici fra persone che condividono un cammino comune.
In questo senso oltre che con le università, stiamo coltivando un rapporto importante anche con altre sperimentazioni metodologiche, come il Movimento di Cooperazione Educativa, il movimento delle Scuole Dialogiche e il movimento dei laboratori di Paths, da cui è già nata un’esperienza comune, colta come estremamente significativa e autentica anche da Indire. Ancora, stipuleremo un accordo con la Fondazione don Lorenzo Milani, che gestisce i luoghi della memoria e riunisce gli allievi di don Milani, testimoni diretti dell’esperienza fondativa della rete. La Fondazione per noi ha valore di testimonianza viva, ma anche offre la possibilità di ricerca e di approfondimento sui documenti d’archivio conservati dalla Fondazione, per tornare alle fonti originali con spirito di infedeltà.


Infine, vogliamo cogliere la sfida dell’intelligenza artificiale. Una sfida che non ci spaventa perché riportando al centro l’umanesimo, l’uomo e la parola come strumento di espressione di pensiero, di confronto, di costruzione del mondo e quindi di emancipazione, l’intelligenza artificiale diventa uno strumento d’aiuto.
Voglio concludere con le parole scritte dai ragazzi di una classe terza media, alla fine del triennio in cui la loro crescita e la costruzione della loro identità è stata accompagnata dal lavoro di confronto e dialogo del laboratorio di scrittura collettiva. Questi ragazzi hanno scelto di scrivere una dedica per introdurre il testo collettivo che hanno prodotto, una dedica illuminante e che ci dà l’idea di quanto la mente collettiva superi per moltiplicazione esponenziale le menti individuali.

Ai cittadini grandi e piccoli, meno fortunati di noi,
che non hanno ancora diritto di parola.
A chi riuscirà a dare voce al nostro silenzio”

Si tratta di parole che ci pongono immediatamente davanti al tema delle sacre responsabilità degli insegnanti, per usare un’espressione di Maria Montessori, ossia la responsabilità di dare il contributo al grandioso processo di costruzione dell’uomo. E anche, ricordando le parole di don Milani, la responsabilità di dare il nostro contributo alla costruzione del cittadino sovrano.
Cittadino sovrano che conosce, riconosce, prende coscienza ed esercita i diritti che la nostra Costituzione meravigliosa non solo declina come valori ma, diventando proattiva, indica come realizzarli nella realtà di fatto. “Rimuovere gli ostacoli alla piena realizzazione della persona”: queste sono le sacre responsabilità degli insegnanti!
Nella nostra Rete di scuole noi vogliamo far vivere il sogno di una scuola vera, che agisce in maniera autentica sui territori, in dialogo con la realtà. Dentro questo cammino, al di là delle fatiche che tutti conosciamo, c’è tanta bellezza: è l’autenticità della vocazione pedagogica che deve restare il cuore della professionalità di chi lavora nelle scuole, che abbiamo sentito risuonare anche nella commozione con la quale la professoressa Maria Filomia ha riletto la storia di Alice e Leopoldo Franchetti.

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