“Sei pronta? Sei carica? ” così mi sono sentita raggiungere e abbracciare all’inizio del nuovo anno scolastico da colleghi conosciuti e nuovi, dopo i primi saluti e presentazioni.
Ma i fatti drammatici, anzi tragici perfino nelle zone limitrofe alla sede del nostro Istituto, che hanno preceduto l’inizio della scuola mi hanno gettato nello sconforto e portato a rispondere a tutti, in senso negativo.
Anno dopo anno è sempre più difficile capire che cosa passa per la testa di quelli che saranno gli uomini di domani. E qui comincia davvero la sfida: o lascio vincere il grido del cuore, il bisogno estremo di entrare in rapporto con loro proprio a partire dal mio desiderio – perché io odio annoiarmi, odio non avere speranza e percepisco fortissima la sfida di non tediare i miei studenti con ciò che non serve, con ciò che non vale -, o sono destinata a soccombere, come quasi tutti.
In questa nuova normalità di rapporti così fluida e incolore, sembra spesso che esista una sola versione di tutto. Sembra non esistano forme di controcultura, è difficile sviluppare un senso critico. Spesso le nuove forme di analfabetismo tra i nostri studenti sottraggono energie: ad esempio i ragazzi in terza media non conoscono la forza propulsiva delle emozioni, non sanno cosa sia un sentimento, tutto è piatto, informe.
Sono io, la prima invitata a uscire dalla comfort zone, ad aprire faglie insospettate e insospettabili perché esistono attorno ai nostri ragazzi due muri: quello della mentalità dominante che plasma le loro teste e la riduzione di tutto, anche dell’infinito che li abita, a irrequietezza senza senso, senza prospettiva evolutiva. Che fortuna aver intercettato sulla mia strada attraverso un incontro umano, forte, potente, la realtà che anima il progetto Barbiana 2040, anzi è la Realtà nella sua essenza che informa e caratterizza il processo di apprendimento come facilitazione a cercare e a vivere.
Così, nuovamente tutto rinasce in me per la provocazione irresistibile della realtà, per cui guardando con simpatia alla mia umanità, senza appiccicare risposte teoriche, avverto un nuovo risveglio. Sento risvegliarsi in me gli stessi gemiti inesprimibili che vedo agitarsi in loro e che producono quella libertà di essere e di imparare, che apre la ragione oltre ogni misura. Si può partire da quello che siamo, da come funzioniamo: dallo studio del sistema limbico del cervello i cui lobi dialogano fra loro. Solo così mi spalanco nuovamente alla possibilità di appassionarmi, di mettere le mani in pasta, contro tutte le analisi sociologiche, tra Generazione X e Generazione Z.
Mi accorgo che anche i miei studenti sono risvegliati nel loro desiderio più vero e profondo, riconoscendo che non siamo soli, possiamo veleggiare insieme, perché l’intera realtà è abitata e veicola il senso per cui siamo al mondo.