Riscoprire il potere delle parole: profondità e consapevolezza nell’era della tecnologia

Oggi più che mai si evidenzia l’importanza delle parole in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia e dalla superficialità. Calvino, Rodari e don Milani sono tre grandi figure della cultura italiana, con la loro visione educativa e culturale offrono un richiamo alla profondità, alla serietà, alla conoscenza e all’impegno valori che devono essere preservati contro la tendenza alla faciloneria, alla superficialità e all’approssimazione.

“Puntare solo sulle cose difficili, eseguite alla perfezione, le cose che richiedono sforzo; diffidare della facilità, della faciloneria, del fare tanto per fare. Puntare sulla precisione, tanto nel linguaggio quanto nelle cose che si fanno.” (Italo Calvino)

“È difficile fare le cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi.”
(Lettera ai bambini di Gianni Rodari)

“Il padrone conosce mille parole. L’operaio cento. Ecco perché è lui il padrone”. (Don Lorenzo Milani)

La scuola, la famiglia e la lettura possono contrastare la banalità e promuovere un pensiero critico e consapevole.
Oggi il modo di comunicare e i contenuti che comunichiamo sono profondamente cambiati rispetto a un passato anche recente e tendono a cambiare con una velocità prima sconosciuta.
La comunicazione veloce è necessariamente leggera e non accetta più testi pesanti; mail, fax, sms, condivisioni sui social network si sono imposti come modalità dominante e immediata di scambio di informazioni, di relazione con gli altri e di apertura al mondo, il tutto in un clic mentre si è impegnati in un’attività multitasking.
Essere multitasking è l’orientamento del terzo millennio, eppure ciò nuoce sia a livello produttivo che cognitivo creando difficoltà, dispersione e dispendio di energie. Allora perché non operare in “monotasking”, perché non essere “out” , in controtendenza e scegliere, come strategia didattica efficace, la lezione dialogata, una relazione circolare partendo dalle parole, lavorando sulle parole e con le parole?

È nel dialogo che lo studente e l’insegnante cercano la verità. Perché non cogliere l’opportunità di scambio di conoscenze e di comunicazione interculturale nelle nostre classi multietniche?
È solo attraverso il dialogo che progrediamo, ci incontriamo e ritorna la voglia di parlarci in un mondo sempre più virtualmente connesso.
Oggi ritornare alla parola può essere un importante punto di partenza. Dobbiamo far rinascere la parola come personaggio e come veicolo per condurre gli alunni attraverso il contesto di realtà e la cultura informale che vivono, per farli giungere alla comprensione profonda e alla rielaborazione critica delle conoscenze e della realtà, non dimenticando che le parole hanno un peso: esse educano, elevano, sono strumento di emancipazione ed uguaglianza.
Oggi l’intelligenza artificiale ha la potenzialità di generare tantissime parole, costruisce frasi, discorsi, scrive pagine con una facilità e velocità disarmante. L’intelligenza artificiale ha un potenziale enorme, ma è fondamentale utilizzarla in modo responsabile. Ancora una volta conoscere le parole per costruire i prompt, per porsi domande consapevoli e mantenere una coscienza critica sono passi essenziali per evitare che l’IA (intelligenza artificiale) crei nuovi squilibri sociali o economici. Promuovere una vera democrazia del sapere significa garantire che l’accesso alle informazioni e alle tecnologie sia equo e inclusivo per tutti.

Educare le nuove generazioni a un uso consapevole delle parole e della tecnologia è sicuramente una sfida cruciale.

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