È un privilegio e un onore per me presentare questo libro, che raccoglie l’attività svolta dagli studenti dell’Istituto Lucifero Ciliberto di Crotone con la loro professoressa Rossella Frandina, che hanno scelto di seguire con spirito di infedeltà la via tracciata da don Lorenzo Milani e dai suoi allievi con l’opera Lettera a una professoressa. È la via lungo la quale la scuola ritrova la sua missione più autentica, cioè di dare il proprio contributo alla formazione del cittadino sovrano, in grado di comprendere, di esprimere e di farsi carico dei problemi della propria realtà, in un processo identitario e di presa di coscienza che dall’individuo si apre al gruppo, alla collettività, un processo attraverso il quale il motto I care si trasforma in We care.
È la via nella quale si riconosce la Rete Nazionale Barbiana 2040, che rappresento con spirito di servizio, e con orgoglio per le belle persone che la animano.
Tra loro Rossella Frandina, che ho conosciuto nell’ottobre 2022, a Borgo S. Lorenzo, in occasione del 2° Convegno nazionale della Rete Barbiana 2040, realtà nata da poco, ma che già si presentava come un’esperienza di scuola viva e coinvolgente, con l’intento di sperimentare la proposta nelle classi di laboratori di scrittura collettiva, ispirati all’esperienza della scuola di Barbiana, attualizzata per i bambini e gli studenti di oggi, nativi digitali.
Sono stata subito toccata dal racconto appassionato dei laboratori di cittadinanza attiva che proponeva Rossella ai suoi ragazzi, con i quali la scrittura collettiva spaziava attraverso le tecniche più aggiornate del data journalism, per entrare in maniera profonda nel contesto della realtà territoriale di Crotone.
Di lì a poco, durante un viaggio di incontro e conoscenza delle scuole della Rete Nazionale Barbiana 2040, come dirigente della scuola capofila di rete, a Crotone ho avuto il privilegio di sentire dalla viva voce di quegli studenti il racconto delle ricerche sul campo che hanno svolto in forma di vera e propria inchiesta, sempre accompagnati dallo sguardo attento e proattivo di Rossella Frandina, e dalla sapienza professionale del giornalista Antonio Anastasi. Al loro cospetto immediatamente si è scatenato in me il turbamento dell’animo, che scaturisce dalla purezza e serietà dello spirito che quelle ragazze e quei ragazzi incarnano, loro così giovani e acerbi, di fronte a noi adulti che troppo spesso ci adagiamo nella nostra confort zone e in scelte di convenienza, davanti allo scenario di una malacultura e di un malaffare che un po’ dovunque, nella nostra lunga penisola, ci si para davanti.
Loro, tutti nati dopo il 2000, aggirandosi pieni di interrogativi nel paesaggio post industriale della loro terra, sono andati alla ricerca di risposte, risalendo alle origini del fenomeno, come alle sorgenti di un fiume ormai essiccato, con documenti e testimonianze dirette, attraverso le ferite di una storia che non è solo locale ma nazionale, con le voci di operai e contadine, di eccidi e di scioperi, di occupazioni e di lotte, di sogni infranti, di veleni e di fuochi, di promesse e bonifiche mancate, di malattie e morti, di fiumi di denaro dilapidato e di inchieste giudiziarie senza esito, andando a ritroso per più di 100 anni.
Un’opera che si configura come una staffetta tra gruppi successivi di studenti, per arrivare ad un racconto collettivo unitario che ricuce i pezzi di una terra bella e tradita, come troppo spesso lo è la nostra Costituzione. Ora ciascuno di loro, e dei loro concittadini, passeggiando in quei litorali, saprà leggere con occhi nuovi le tracce di tanto scempio.
A volte accade che la società civile si risvegli, riconoscendosi negli sguardi puri e fieri di giovani che credono nei diritti e nei valori costituzionali, e che insieme li rivendichino. Questo è l’auspicio che lanciamo insieme, per accompagnare degnamente l’uscita di un libro che non esitiamo a definire epico.