Scrittura collettiva, le criticità
per rafforzare il processo

Ecco, di seguito, il bilancio trimestrale del laboratorio di scrittura collettiva svolto nella classe primaria V, con l’insegnante Olga Sironi.
Le lezioni si sono tenute ogni lunedì, per due ore al pomeriggio, e sono iniziate lo scorso 1° ottobre 2023.

CONTESTO: La classe è composta da 17 alunni (una bambina si è da poco aggiunta, trasferitasi da una scuola di un paese limitrofo).
L’insegnante prevalente è dalla classe terza, Olga Sironi, sempre in compresenza durante il laboratorio.
Altri insegnanti sono Pina Ruffo e lo specialista di religione cattolica. Non sono presenti alunni segnalati, due bambini sono anticipatari e rivelano la loro oggettiva immaturità, un bambino esce a metà pomeriggio perché segue un percorso specialistico per un disturbo di tipo relazionale.
Nel suo insieme, la classe appare ben assortita, durante le conversazioni spicca il gruppo dei maschi per partecipazione attiva, le bambine stanno un po’ defilate, eccezion fatta per una di loro, molto esuberante che interviene spesso in modo deciso, quasi voglia dirigere l’intero gruppo, insegnanti comprese.
Un’altra alunna, anticipataria, sembra contenderle l’attenzione, mantenendo con la prima una relazione piuttosto conflittuale.
La classe aveva già sperimentato la scrittura collettiva, prima in occasione della presenza nell’Istituto di Edoardo Martinelli poi in qualche occasione con la maestra Olga.
Dai racconti di Olga, sono a conoscenza di un conflitto insorto dall’inizio di questo anno scolastico tra due gruppi di alunni che si contendono per vari motivi la leadership della classe.
Dinamiche normali se riferite al contesto già marcatamente preadolescenziale, enfatizzate invece da un genitore che è arrivato a segnalare il “problema” per iscritto al dirigente scolastico prima ancora di discuterlo con le insegnanti della classe.
Alla discussione di questi rapporti conflittuali tra compagni è stato dedicato appositamente un laboratorio per far affrontare ai ragazzi l’argomento attraverso le modalità della pratica dialogica.
Non è escluso che il tema venga ripreso e che diventi esso stesso oggetto di una prossima scrittura collettiva.

INCIPIT: La scuola di Atene
Siccome l’edificio scolastico di Bulciago è stato da poco ultimato, ho pensato a questa opera pittorica per introdurre il tema Scuola.
Durante il primo laboratorio ho quindi mostrato alla classe una riproduzione dell’affresco di Raffello, srotolando sul pavimento il poster, senza dare alcun tipo di spiegazione o di introduzione, ma chiedendo ai bambini di intervenire liberamente per descrivere ciò che stavano osservando.


Ho registrato la conversazione e poi ho chiesto di scrivere su un fogliolino il possibile titolo dell’opera.
La scelta del titolo è stata molto condizionata dall’intervento del primo alunno che ha riconosciuto correttamente l’opera perché da lui vista nei musei vaticani a Roma. Pur non avendo ricevuto conferma dalle insegnanti presenti, una metà del gruppo si è orientata a definire l’opera come qualcosa che c’entrasse con Roma, l’altra metà ha invece appoggiato l’interpretazione data dalla bambina molto esuberante che ha concentrato la sua descrizione su un presunto diverbio tra i due gruppi di personaggi rappresentati.

RICERCA: da questo momento in poi si è sviluppata la fase della ricercazione alla quale ha aderito con grande slancio soprattutto un gruppetto ristretto di maschi, che gradualmente ha contaminato sempre più alunni.
Ci si è soprattutto concentranti sulla biografia di Raffaello Sanzio dopo che si è venuti a sapere che l’artista è morto proprio nel giorno del suo compleanno. Si sono quindi ricercate le cause della morte (in prima battuta, considerata la strana coincidenza, tutta la classe ipotizzava una morte violenta) arrivando poi a consultare il Vasari (biografo dell’artista) e ad approfondire il salasso come cura medica del tempo.
A seguito di numerose informazioni ricercate (in gran parte riferite ai personaggi rappresentati), i bambini sono stati capaci di cogliere collegamenti con l’opera anche al di fuori del laboratorio, in particolar modo sul libro di testo, sussidiario, nella parte riferita a storia, l’Antica Grecia e a matematica, la figura di Ipazia, prima matematica alla quale sembra riferirsi una figura femminile rappresentata nell’opera. Anche ultimamente, come riferito da Olga, alla lettura del nome di Aristotele, la classe ha subito riconosciuto il grande filosofo come uno dei due personaggi principali dell’opera, argomentando autonomamente la posizione centrale da esso occupata insieme a Platone, suo maestro.

SCRITTURA COLLETTIVA: ogni risultato della ricerca personale è stato poi letto al gruppo che nel frattempo era impegnato nella scrittura degli appunti e dei fogliolini finalizzati alla scrittura del testo collettivo.
Riguardo a questo, dapprima si è proceduto alla scrittura collettiva in senso stretto: tutta la classe partecipava alla trascrizione dei foglietti alla LIM, alla correzione di eventuali inesattezze e alla sistemazione delle frasi in modo coeso e coerente.
In un secondo momento, anche per favorire la partecipazione di tutti e per snellire i tempi, si è organizzato il lavoro in sottogruppi arrivando alla stesura dei paragrafi.

LA SCUOLA DI ATENE È L’ AFFRESCO PIU’ FAMOSO DI QUESTA STANZA ED E’ QUELLO PIU’ CONOSCIUTO TRA I DIPINTI DI RAFFAELLO SANZIO.
IN QUESTO QUADRO IL PITTORE SI RITRAE PER LASCIARE LA PROPRIA FIRMA E SEMBRA GUARDARE L’OSSERVATORE INSIEME A UNA RAGAZZA, SCIENZIATA E FILOSOFA, SIMILE ALLA GIOCONDA, CHE PROVIENE DA ALESSANDRIA D’EGITTO E TI GUARDA DOLCEMENTE PER DARE UN SEGNO DI PACE.
È IL DIPINTO PIU’ FAMOSO DI RAFFAELLO SANZIO E MISURA 770 x 500 cm.
SONO RAFFIGURATI CINQUANTOTTO PERSONAGGI.
IN MEZZO AL DIPINTO CI SONO PLATONE E ARISTOTELE; PLATONE TIENE ALTA LA MANO E SEMBRA INDICARE IL CIELO, ARISTOTELE HA LA MANO ABBASSATA VERSO TERRA.
AL LATO SINISTRO DELL’AFFRESCO CI SONO SOCRATE E PITAGORA.
SOCRATE STA PARLANDO CON ALCUNE PERSONE.
HA UN ABITO VERDE E UN PROFILO CAMUSO.
IL PROFILO CAMUSO PREVEDE IL NASO SCHIACCIATO E IL MENTO IN FUORI, COME I CAVALLI.
PITAGORA È SEDUTO IN BASSO A SINISTRA E LEGGE UN GROSSO LIBRO. 

RAFFAELLO SANZIO È NATO NEL 1483, È MORTO IL 6 APRILE 1520, A SOLI  37 ANNI, PROPRIO IL GIORNO DEL SUO COMPLEANNO.

SECONDO IL VASARI, RAFFAELLO ERA UN PITTORE MOLTO VALIDO.
GIORGIO VASARI E’ STATO UN ARCHITETTO, SCRITTORE E PITTORE MOLTO BRAVO, NATO NEL 1511 AD AREZZO E MORTO A  FIRENZE. 
AVEVA ANCHE SCRITTO UN LIBRO CHE PARLAVA DI PITTORI IMPORTANTI E TRA QUESTI C’ERA RAFFAELLO.
QUANDO RAFFAELLO SANZIO MORI’, VASARI AVEVA 9 ANNI.
VASARI ERA AL SERVIZIO DELLA FAMIGLIA DEI MEDICI (FAMIGLIA ARISTOCRATICA DI FIRENZE).

R.S. È MORTO PER UNA FEBBRE ALTA, PER CURARLO GLI AVEVANO PRATICATO UN SALASSO.
IL SALASSO ERA UNA CURA CHE I DOTTORI USAVANO FINO AL DICIANNOVESIMO SECOLO, PER LE MALATTIE.
TI METTEVANO LE SANGUISUGHE SULLA SCHIENA SPERANDO DI TOGLIERE IL SANGUE INFETTO, OPPURE PRATICANDO PICCOLI TAGLI.
LA RICERCA SI ALLARGA……SI INCONTRANO ALTRI FILOSOFI E MATEMATICI…TRA CUI TALETE.

TALETE NACQUE A MILETO IN TURCHIA; VISSE DAL 7° AL 6° SECOLO. UN ANEDDOTO RACCONTA CHE MENTRE TALETE STAVA GUARDANDO IN CIELO, È CADUTO IN UN POZZO. TALETE HA CALCOLATO LA MISURA DELLA PIRAMIDE DI CHEOPE GRAZIE ALLA SUA OMBRA.
RICERCANDO SI LEGGE: “SCIENZIATI E FILOSOFI STUDIARONO LE OPERE DEI GRANDI SCRITTORI E PENSATORI DELL’ANTICHITA’, DA SOCRATE A PLATONE, DA ARISTOTELE A CICERONE.”
MA CHI È CICERONE? 

CICERONE È STATO L’ORATORE PIÙ FAMOSO DELL’ANTICA ROMA. ORATORI SONO PERSONE CHE SANNO PARLARE; HANNO UN’ARTE ORATORIA, QUINDI, SANNO FARE DISCORSI.
ERA AVVOCATO, FILOSOFO… CICERONE AVEVA UN FRATELLO DI NOME QUINTO.   IL MIGLIORE AMICO DI CICERONE ERA MARCO ANTONIO.
CICERONE HA SVILUPPATO LE OPERE ORATORIE E FILOSOFICHE. 
POCO PRIMA CHE GLI TAGLIASSERO LA TESTA, HA LETTO UN PEZZO DEL SUO LIBRO, LE FILIPPICHE.

TULLIA MARCI CICERONE (FIGLIA DI CICERONE) È NATA IL 5 AGOSTO 78 A. C.  È MORTA IL 45 A.C. A FEBBRAIO, UN MESE DOPO IL SECONDO PARTO, NELLA VILLA DI TUSCOLO, A 35 ANNI.
E LA RICERCA POTREBBE ANCORA CONTINUARE!

VERIFICA
L’ultimo laboratorio di dicembre, prima delle vacanze natalizie, è stato dedicato all’assemblea di classe (secondo le procedure suggerite da MCE, il Movimento dio cooperazione educativa) per avviare con i bambini un momento di valutazione del percorso finora svolto. Ognuno ha avuto una settimana di tempo per esprimere il proprio parere, sottoscritto su un post it da appendere su un’apposita tabella suddivisa in tre colonne:
MI CONGRATULO – CRITICO – PROPONGO.
L’intera classe ha ascoltato le diverse opinioni espresse in merito alle prime due colonne, durante una vivace discussione direttamente condotta dai bambini che precedentemente avevano votato un presidente e un guardiano della parola.
Devono ancora essere prese in esame le proposte, si pensa di farlo in occasione del primo laboratorio a gennaio.

CONSIDERAZIONI PERSONALI
Per la prima volta mi sono trovata a condurre un laboratorio di scrittura collettiva in un contesto nuovo, diverso dalla mia classe. Mi ci è voluto tanto tempo per conoscere a fondo il gruppo che pure mi era stato dettagliatamente presentato dalla collega Olga. Solo ultimamente mi sono sentita capace di cogliere e gestire alcune dinamiche relazionali che fino a qualche tempo prima mi creavano qualche difficoltà, almeno interpretativa.

PUNTI DI FORZA

  • Poter contare sulla compresenza attiva e costante della maestra della classe
  • La ricchezza conoscitiva acquisita (anche dalla sottoscritta) dalla ricerca di informazioni
  • La conseguente contaminazione della curiosità di scoprire qualcosa di più o comunque di attivarsi nella ricerca
  • l’entusiasmo, a volte molto esuberante, di alcuni elementi che hanno vivacizzato le discussioni offrendomi molteplici occasioni di rilancio e di approfondimento
  • Tutte le piccole scoperte linguistiche che realmente arricchiscono il patrimonio lessicale di ciascuno perché condivise ma soprattutto comprese assieme. Ho in mente l’intervento del ragazzino iperattivo che mentre gironzola per la classe riesce a dare il significato della locuzione “… secondo il Vasari” richiamando quanto dice il prete in chiesa “secondo il Vangelo di …” dove “secondo” non è un aggettivo numerale cardinale ma “secondo il parere di …”
  • Nella costruzione del testo collettivo nessuna parola è lasciata al caso, la scelta del vocabolo diventa fondamentale ai fini della comunicazione come pure l’uso della punteggiatura. Quante volte qualcuno è intervenuto dicendo: “Non so che cosa non va, però così per me la frase non suona bene.”
  • La forza costruttiva della condivisione orale e scritta delle diverse idee: in uno degli ultimi laboratori è intervenuto spontaneamente e in modo del tutto pertinente riguardo al significato della scrittura collettiva, un bambino che fin lì mi era apparso totalmente assente (forse per oggettiva immaturità) o ancora gli apprezzamenti al lavoro svolto dalla bambina che è giunta da poco in classe e che esprime così la sua soddisfazione: MI CONGRATULO PERCHE’ NON PENSAVO DI ARRIVARE A QUESTO PUNTO PERCHE’ IL TESTO CHE ABBIAMO CORRETTO E’ BELLISSIMO. Oppure un altro bambino che si dice molto soddisfatto del testo collettivo anche se corto in confronto al tempo impiegato, ma sicuramente di più di quello che esso stesso avrebbe potuto scrivere individualmente (nonostante sapesse tante cose).

CRITICITA’
Parto da quelle lucidamente espresse dai bambini nella colonna CRITICO

  • la grande difficoltà ad ascoltare tutti gli altri, una volta che si è letta la propria ricerca
  • i tempi lunghi della trascrizione dei fogliolini (anche per scarsa dimestichezza con la video scrittura)
  • l’apertura di troppe finestre di ricerca: “CRITICO CHE OGNI COSA CHE DICIAMO C’E’ LA SPIEGAZIONE”
  • la scrittura del testo collettivo risulta essere noiosa perché richiede tempi lunghi nella sistemazione delle frasi

“MI ANNOIO ALCUNE VOLTE QUANDO FACCIAMO IL TESTO COLLETTIVO.”
“CRITICO LA PARTE DELLA SCRITTURA COLLETTIVA (UNIRE I FOGLIETTI) MI ANNOIO”


Le criticità da me rilevate:

  • Riguardo alle ricerche: alcuni bambini sostengono che è stato molto bello ricercare informazioni e poterle condividere con i compagni, ma non è stato altrettanto ascoltare quelle fatte dai compagni, anche perché le informazioni erano per lo più le stesse (ho sempre cercato di assegnare ricerche di informazioni diverse a bambini differenti). Insieme abbiamo riflettuto che è noioso ascoltare leggere le ricerche e che invece bisognerebbe imparare ad esporre.
  • La scrittura del testo collettivo risulta essere noiosa perché richiede tempi lunghi nella sistemazione delle frasi. Personalmente ho sperimentato che funziona meglio farli scrivere a piccolo gruppo, ma resta più significativo il confronto nel grande (che secondo me va sempre mantenuto nella fase iniziale e nel momento delle conclusioni). Nel piccolo gruppo emergono e si impongono le singole individualità che tendono ad imporre il proprio modus operandi annullando il confronto collettivo.
  • La difficoltà che riscontro come essere la maggiore è la scarsa o nulla capacità di scrivere con una tastiera diversa dal tablet o dallo smartphone. Man mano i bambini si impratichiscono della video scrittura, i tempi si accorciano e grazie alla competenza acquisita essi stessi trovano strategie per snellire il lavoro di trascrizione, correzione ed eliminazione dei fogliolini simili.

CONCLUSIONI
Scrivo alcune considerazioni finali frutto anche dell’inteso confronto avuto in questi tre mesi con la maestra Olga.
Sottoscrivo le critiche avanzate dai bambini: in molti momenti la gestione del lavoro di gruppo e della condivisione collettiva sono stati oggettivamente pesanti.
Ho avuto la stessa critica durante una formazione con i docenti; un professore della secondaria (di formazione MCE) che si è cimentato da poco nella pratica della scrittura collettiva, ha detto palesemente che fare scrittura collettiva è troppo faticoso, il gioco non vale la candela, a suo dire.
Così pure alcune insegnanti venute in classe ad osservare la mia conduzione del laboratorio mi hanno espresso il loro apprezzamento per la pratica didattica, ma si sentono impreparate all’impegnativa conduzione.
È vero, proprio perché si basa sulla partecipazione attiva di tutti, nessuno escluso, il laboratorio di scrittura collettiva è un momento molto impegnativo, direi anch’io faticoso, per il docente che lo deve condurre, soprattutto all’inizio e con un gruppo non conosciuto.
Occorre avere autorevolezza nella conduzione della conversazione come pure nella gestione oculata dei tempi, dei modi e delle molteplici relazioni tra pari e verso l’adulto.
Con Olga ci siamo più volte interrogate sul fatto che a volte i bambini sembrano annoiati dalle lunghe attese della trascrizione o dall’ascolto degli interventi dei ricercatori.

Ma se diciamo che la scrittura collettiva è una palestra di democrazia, non dovremmo mettere in conto la fatica di certi allenamenti ripetitivi e snervanti?
Esiste una scorciatoia per imparare ad Ascoltare gli altri assicurando a ciascuno il proprio diritto ad intervenire?
Più vado avanti in questa esperienza e più mi rendo conto sulla distanza da colmare, parlo per me, tra il dire e il fare scrittura collettiva con tutte le fatiche che ne conseguono.
Prima tra tutte l’essere insegnanti sperimentando sulla propria pelle la difficoltà del vivere in gruppo con i nostri alunni, del condividere il sapere con loro, superando egoismi che ci portano, anche da adulti, a procedere se non proprio individualmente (chi fa da sé, fa per tre!), nell’illusione di ascoltare solo ciò che ci conviene.
A questo proposito mi ha fatto davvero bene partecipare all’assemblea di classe presieduta da un bambino, aspettare per un tempo lunghissimo che mi fosse data la parola, sforzandomi nel frattempo di ascoltare realmente tutti, anche gli interventi ripetitivi e quelli poco pertinenti, senza intervenire per correggere: in poche parole, senza fare la maestra.
Non è stata una fatica inutile.
Con questa speranza continuo a fare scrittura collettiva con i bambini e a provare a diffonderla tra gli insegnanti, perché l’articolo 21 della nostra costituzione sia realmente salvaguardato, sempre e per tutti, costi quel che costi.

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