Scrittura collettiva per andare in cerca di senso della vita

“Ci sono più cose in cielo e in terra che nella tua filosofia, Orazio” afferma Shakespeare nel suo “Amleto”. Sono rimasta spiazzata e stupefatta, entrando insieme con Simone Casiraghi nella palazzina D, dell’Istituto professionale IPSIA, “F.Corni” di Modena, frequentato da giovani studenti iscritti a vari corsi: grafici, elettrici, elettrotecnici e odontotecnici, insieme con Cristina Rossi, docente interna dell’Istituto e tutor del Corso.
Ci siamo trovati davanti a una platea variegata e assetata di senso e di parola, quella parola generata dal pensiero critico, per cui don Milani ha consegnato tutta la sua vita, accanto ai ragazzi di Calenzano e Barbiana. Tra i nostri studenti, abbiamo incontrato giovani provenienti da vari paesi extra europei, un piccolo gruppo di neo arrivati, che pescavano negli occhi le parole e ci frugavano nell’anima, alla ricerca del senso del vivere.


Abbiamo visto una platea attenta e disponibile dopo i primi minuti di empasse, – poiche’essendo tutti provenienti da classi diverse dalla prima alla quarta superiore- neppure si conoscevano. Cosi’,uno dei tanti PNR è stata l’occasione per verificare la valenza formativa del percorso e del processo del laboratorio di scrittura collettiva, tanto che molti di loro hanno riportato sui fogliolini semplicemente la  parola ” collettiva”, ovvero tutti insieme.
Guardando qua e là sui fogliolini, nel punto in cui la penna tracciava alcuni semplici solchi nero su bianco, si leggeva ripetutamente la parola cuore scritta con Q, annotata dopo aver esplorato nel suo significato un breve cortometraggio, in cui era descritta la potenza delle esigenze di un cuore che non si accontenta : “Another change”. Ma il filo rosso commovente è  stato evidente nella traiettoria dei loro occhi, inizialmente smarriti e poi attenti e partecipi man mano che si snodava il percorso, tanto che andavano modificando le loro posture in un atteggiamento quasi reverenziale, nei nostri confronti.
Ci sono stati, sono stati interamente presenti a se stessi, all’interno della proposta che abbiamo loro offerto. Dall’idea di accorgersi delle proprie esigenze profonde che stimolano e lanciano verso il paragone universale con tutte le cose, fino alla soglia appena abbozzata, della parola fiducia, si è dialogato e ragionato in libertà.


Le reazioni ci hanno condotto al bisogno innato di cercare la luna, l’impossibile, vera cifra consona al grido del cuore della loro età, come illustra A. Camus nel “Caligola” atto I, scena IV. Si è svolto così un dialogo/dibattito motivazionale per tenere i ragazzi uniti, agganciati, alla scoperta dell’infinito valore della loro persona, nonostante le difficoltà di esprimersi e decodificare, la nostra lingua. Perfino Magritte con i suoi inquietanti affreschi ci ha mostrato come le cose possano evocare altro da sé, come la realtà tutta possa contenere quell’impossibile atteso imprevisto, che ci fa vivere.
Forse proprio questa ipotesi di trafigurazione della realtà secondo il suo senso, insieme scoperto e riconosciuto, potrebbe generare in tutti noi, rinnovato stupore di conoscenza, come dichiara una attentissima studentessa di 3M.

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