
Nei mesi di febbraio e marzo ho tenuto 6 laboratori di scrittura collettiva su altrettante classi: una terza primaria, tre quarte, due classi prime della scuola secondaria di I grado.
Sei contesti molto differenti tra loro, con gruppi eterogenei di alunni e studenti.
Ai laboratori hanno presenziato, in veste di osservatori, alcuni docenti, come previsto dai Gruppi di Pratica del DM 66.
Un’esperienza per me, sicuramente tanto impegnativa quanto formativa.
Per una pura questione di economia di forze, ho steso una progettazione che prevedesse un unico incipit per tutti i gruppi classe: l’album illustrato di Cristina Petit, Carpe diem, edizioni Artebambini.
La sfida era un po’ azzardata, forse incosciente, sicuramente impegnativa. Nello svolgersi si è rivelata non solo possibile, ma arricchente e motivante sul piano didattico e professionale.
Ho potuto mettere in pratica, in modo consapevole, il principio di aderenza al contesto, obbligandomi, una volta dato l’inizio, a restare in ascolto autentico del gruppo per seguirlo fedelmente nei diversi percorsi via via intrapresi.
Una volta di più, ma di conferme noi insegnanti ne abbiamo sempre bisogno, mi sono resa conto di quanto il gruppo classe, se posto al centro dell’azione didattica, mentre traccia il percorso, guida con sé il docente, verso la costruzione del pensiero collettivo oltre che individuale.
Quella che segue è la sintesi dei sei laboratori come riprova di quanto detto nella premessa.
La scrittura collettiva è un’autentica esperienza di democrazia, i testi a seguire ne sono l’eloquente testimonianza.
INCIPIT
A tutti ho mostrato la copertina dell’albo chiedendo, senza parlare, di scrivere su un fogliolino che cosa significasse il titolo “Carpe diem”.
OSSERVAZIONI
I più piccoli non si fanno problemi, riscrivono Carpe diem, qualcuno si lascia ispirare dagli animali rappresentati in copertina, in molti, principalmente i ragazzi della secondaria, scrivono:
“Non lo so dire perché non capisco”.
Il titolo è leggibile, ma non traducibile.
Più si sale di classe, maggiori sono le resistenze a mettersi in gioco, a lanciarsi, forse perché più consapevoli o forse perché a questa età la paura di sbagliare a scuola coincide col ricevere un giudizio negativo.
Comunque, giusto il tempo di creare un po’ di scompiglio (ho imparato che l’incipit deve essere sfidante) ed eccoci pronti per un secondo fogliolino sul quale riscrivere il significato del titolo, questa volta dopo aver ascoltato la storia.
Il testo dell’albo è breve, quasi essenziale, sostanziato da illustrazioni che solo apparentemente paiono infantili.

Gioco facile, per la stessa ammissione degli alunni:
– Basta ascoltare la storia!
Ma alla domanda:
– Allora cosa vuol dire Carpe diem?
Tutti tacciono dichiarando nuovamente l’intraducibilità.
Tutti, tranne un alunno di classe quarta, l’atteso imprevisto, che in tutta tranquillità dice:
– Ho riscritto “Carpe diem” perché penso sia il titolo giusto per la storia, perché vuol dire “Cogli l’attimo”.
Nonostante la sorpresa, rimango impassibile, cerco di rilanciare la risposta data, senza per altro avere molto seguito tra i compagni.
I docenti osservatori mi dichiarano, alla fine del laboratorio,, il loro disorientamento rispetto al fatto di restare impassibili sia alle risposte corrette che a quelle improbabili.
E’ la conversazione socratica che ci insegna ad accogliere tutti gli interventi, senza giudicare ma rilanciando e condividendo. Intanto si fa strada, in diversi gruppi, l’ipotesi che “Carpe diem” sia una lingua straniera, in molti ipotizzano sia francese visto il cognome dell’autrice; un ragazzino azzarda che sia latino, ma il gruppo non lo segue, altri cominciano a elencare, con gran divertimento, tutte le lingue parlate al mondo.
Qualcuno riconosce in “Carpe” il nome di un pesce, qualcun’altro fa subito notare che nella storia di animali ce ne sono tanti, ma di pesci neppure l’ombra.
I processi cognitivi dei singoli, contaminano l’intero gruppo, portando tutti ad argomentare validamente le possibili interpretazioni.
Nelle due prime medie, provo il modello PATHS (conosciuto grazie ad Elena Bagini) e chiedo ai gruppetti di scrivere tre locuzioni collegate a Carpe diem, due domande e due similitudini. Il tutto senza dare più di tante spiegazioni.
L’approccio funziona, i gruppi si attivano mettendo in campo risorse inaspettate, soprattutto collaborando nella ricerca di significati.
Qui il documento del lavoro a gruppi.
Anche le risposte poco corrette (vd. alcuni esempi di locuzione) sono spunto per l’intero gruppo per la formulazione esatta del concetto.
In una prima, il lavoro sulle locuzioni si approfondisce e ne vengono formulate parecchie, tra le quali:
VERBA VOLANT, SCRIPTA MANENT
Tra i ragazzi si apre un coinvolgente dibattito su quanto e per sempre rimangono i messaggi scritti sui social.
I fogliolini prodotti al riguardo danno origine ad un interessante testo collettivo, sviluppo assolutamente non previsto nella mia progettazione iniziale.
Nella classe quarta dove si era scoperto subito il significato del titolo, emergono grossi problemi durante i lavori di gruppo, al punto che non si riesce a proseguire. Interrompo quanto si sta facendo e propongo ai bambini di fare un’assemblea di classe, secondo il metodo cooperativo, per affrontare il problema.
Dal MI CONGRATULO – CRITICO – PROPONGO dovranno uscire poche regole condivise che aiutino tutti a lavorare insieme.

La discussione è animata, il testo collettivo altrettanto denso.

In un’altra classe quarta il focus della conversazione è un fogliolino che parla di LIBERTA’ e che il gruppo ha messo nel paragrafo “Sogno Desiderio”.
L’autrice dissente apertamente.
Anche in questo caso, attraverso la scrittura collettiva, il gruppo classe raggiunge un alto grado di riflessione che lascia sbalorditi in primis gli insegnanti e pure la sottoscritta.

Altre classi rimangono più ancorate allo studio del titolo dell’albo illustrato, il testo collettivo ne è la sintesi.

⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️ Per la classe terza riporto, qui sotto, il racconto dell’insegnante di classe, Stefania Favali, a testimonianza del percorso vissuto ⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️
⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️ Di seguito, il testo collettivo scritto dai bambini della classe terza dell’Istituto Scuola Primaria Campus Molinatto. ⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️