Scrittura collettiva, una pratica che vale anche per i docenti per imparare a “dare la parola”

LA PRATICA DELLA SCRITTURA COLLETTIVA sperimentata
dai docenti durante il corso di formazione: “Barbiana 2040:
il digitale nel cammino di aderenza tra Parola e Pensiero”

Bisognerebbe entrare in classe con questa frase ben chiara nella mente per poter davvero far spiccare il volo a tutti, valorizzando ogni alunno/a, cercando di far emergere così la personalità e le competenze di ciascuno. “Every day we celebrate the joy of opening the school, of giving a future to our students, without excluding anyone…” (Ogni giorno celebriamo la gioia di aprire la scuola, di dare un futuro ai nostri studenti senza escludere nessuno).

E’ opportuno lavorare sul gruppo classe nella sua unitarietà mettendo in evidenza le particolarità, le unicità e le esigenze dei singoli. E’ molto faticoso, ma ci spinge ad arrivare direttamente ai bambini e alle loro necessità. Spesso, infatti, l’originalità e la diversità vengono escluse e si tende ad una conformazione collettiva.
Nel racconto La gabbianella e il gatto un bambino, come la gabbianella, deve imparare a comprendere chi è veramente e, anche se ha paura di volare, gli insegnanti, come il gatto, dimostrano di avere fiducia in lui anche semplicemente restandogli accanto.
Le ali rappresentano perciò il potenziale che ognuno di noi ha: fondamentale è riconoscerlo e valorizzarlo nella sua individualità e unicità senza far pesare la propria bravura agli altri. Inoltre, avere le ali non è solo imparare, ma insegnare a tutti il volo, cioè aiutarsi attraverso le competenze pro-sociali. Se si sogna si può volare e volando si può trascinare.
Se tu sogni voli e puoi volare solo se gli altri non tarpano le tue ali e le vedono.

Molti bambini letteralmente non hanno le parole e non riescono a dare voce al proprio pensiero. “Dare le parole” significa dare loro le ali. La parola è uno strumento potente di conoscenza. Importante è dare spazio e tempo alla riflessione sul singolo termine, sulla sua etimologia, sul suo sviluppo (linea del tempo).
Scambio di ruolo: Vola con le mie ali, io cammino… insieme decideremo come muoverci, passo a passo in quello che mi serve e ci serve.

L’affermazione di don Milani richiama la didattica orientata all’empowerment che si esplicita non solo come supporto ma anche come potenziamento di sé per potenziare gli altri (stimolo e crescita). E’ una didattica attiva che rende forti, si genera per la forza del gruppo che ha un obiettivo comune, simile a una macchina che si accende che fa crescere ed emergere.
Poiché ognuno ha un’intelligenza specifica rispettiamo il fatto che si possa “volare in un cielo o camminare su una terra e viceversa”…


E’ per forza necessario imparare a “volare” o si può semplicemente continuare a camminare?
E chi non riuscirà o non vorrà imparare a volare dove verrà lasciato? Perché insegnare a volare?

Ci sono tanti modi per essere liberi e aperti al mondo. Chi vola forse tante volte sta troppo in alto e si perde le bellezze del cammino. Non uniformiamoci ma mettiamo a disposizione le nostre risorse e i nostri talenti per far crescere tutti. L’insieme è una ricchezza: liberando le nostre individualità, ci permette di portare ciò che si è in gruppo e questo è stimolo per tutti di crescita e arricchimento. Se cammino con gli altri vado più lontano, valorizzo le capacità di tutti, anche di chi si sente meno capace.
Crescere infatti è anche condivisione dei saperi, sperimentare concretamente insieme richiede coesione, sinergia e collaborazione senza giudizio.
La libertà di espressione, in qualsiasi modo avvenga, rappresenta la libertà di volare dei bambini e di spaziare tra gli argomenti. Per questo è necessario ascoltarsi perché all’interno di un sistema è difficile ascoltare se stessi e gli altri.
L’ egocentrismo del bambino nei primi anni di scuola avvalora questo metodo improntato sulle competenze sociali perché lo rende protagonista nel costruire in itinere la sua autostima. Don Milani ha a cuore “l’io”, l’identità di ognuno, un soggetto, un cittadino sovrano all’interno di un “noi” condiviso e inclusivo. Lancia a quel rischio personale che rappresenta una sfida ed una scommessa da giocare a tutto campo.
Don Milani con la sua affermazione sgombra il terreno da ogni tipo di performance e restituisce ad ognuno il proprio volto nel mondo. Lasciamo fluire i pensieri e da lì si parte, a piedi o volando, non importa come succede, perché è il cuore che guida il viaggio.
Bisogna avere il coraggio di cambiare idea e testa per intraprendere un nuovo cammino e raccogliere la sfida. Serve anche la disponibilità per far fiorire la zona bianca di ciascuno, ovvero imparare a riconoscere ogni bisogno personale come un dato di realtà. La zona bianca deve essere intesa come un pensiero aperto. La connessione, il rispetto e il confronto vero e puro tra adulti dà la possibilità di volare ai bambini che lo desiderano.
In conclusione, il gruppo di lavoro ha meditato sulle parole di don Milani e lo ha fatto proprio. Con questo testo collettivo non si vuole cambiare il mondo, ma soltanto la prospettiva, il senso, il verso.
Le ali ricordano il senso di libertà! Ora ci chiediamo: come interagiscono la libertà del docente e la libertà dell’alunno?

Torna in alto