Solo tutti insieme ciascuno può realizzare il proprio talento

Per la prima volta nella storia, coloro che si occupano all’interno degli ambiti politici ma non solo, si sono ritrovati per parlare, confrontarsi, individuare obiettivi comuni, elaborare strategie e ascoltare chi si impegna quotidianamente in modo umile e silenzioso, come le associazioni e tante altre realtà, di un tema molto sensibile quanto importante: la disabilità. Significativo è annotare come il G7 Inclusione e Disabilità volutamente sia stato aperto al pubblico perché è importante dare la parola a tutti e ascoltare la voce profetica di coloro che spesso sono sul campo per lenire e curare le ferite dell’umanità.
«L’idea – spiega la ministra del governo italiano Alessandra Locatelli in un intervista rilasciata al Corriere della Sera mi è venuta durante la Conferenza Onu del 2023 (tenuta a New York durante la XVI Conferenza annuale degli stati parte alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, a cui per la prima volta il governo italiano aveva partecipato in presenza) al termine di una serie di incontri bilaterali in cui sono stata incoraggiata a mettere in agenda un appuntamento di questo tipo. Ne ho parlato alla Presidente del Consiglio e ho avuto il via libera».
È stato un meeting che ha desiderato assumere il volto di un tour toccando alcuni luoghi significativi; infatti ha avuto inizio nella piazza della Basilica inferiore di Assisi (14 ottobre 2024) e si è concluso all’interno dell’antico castello nobiliare di Solfagnano (16 ottobre 2024): «è un segno concreto della volontà di costruire un mondo più giusto, un mondo più inclusivo, dove ogni persona, con le proprie capacità, possa vivere pienamente e contribuire alla crescita della società » (Papa Francesco, Discorso alla delegazione di ministri partecipanti al G7 Inclusione e Disabilità, 17 Ottobre 2024).


Assisi non è stata una solo location scelta per puro caso ma è certamente un luogo di riferimento per la promozione dell’accoglienza e la condivisione, non solo di valori, bensì di tutte le creature, indistintamente dalla loro situazione esistenziale: basta pensare a Francesco che nel suo Cantico delle Creature chiama tutti “fratelli” e “sorelle” senza alcuna distinzione e le accoglie come doni proveniente dal loro Creatore, dalla più luminosa (Dio) alla più ombrosa (la morte). Per questo Papa Francesco ci ricorda: invece di parlare di «discapacità», parliamo di «capacità differenti». Grandioso e al contempo ricco di senso è stata l’accoglienza di tutti coloro che hanno desiderato partecipare all’evento: erano presenti in piazza 3 band, 80 musicisti di cui 50 con disabilità, che hanno offerto le note degli inni nazionali dei Paesi coinvolti, oltre a truck food provenienti da tutta Italia dove lavorano ragazzi con autismo e altre disabilità, e come una cornice, lungo la via principale di Assisi erano presenti con gli stand circa cento associazioni, per presentare i loro progetti e le loro attività. Oserei dire: non ci sono stati spettatori, ma tutti sono stati perfetti attori protagonisti!

Così Assisi è diventata per alcune ore la dimora di tante istituzioni, associazioni, famiglie e aggregazioni religiose o laiche che hanno voluto trasmettere al mondo la loro abilità, per non essere relegate in definizioni strette che mettono in luce solo ciò che manca: dobbiamo imparare a guardare ciò che abbiamo, ciò che possediamo come talento! Piccolo o grande che sia, occorre coltivarlo per dare la possibilità a ciascuno di portare i frutti desiderati…
In occasione dell’evento, Vatican News ha pubblicato: «Maria Teresa Rocchi ha la sindrome di Down, il suo sogno è di andare a ballare in televisione, lavora in una scuola materna in Umbria. Benedetta De Luca è un avvocato molto noto sui social, racconta la sua storia e rilancia la definizione che un medico diede di lei: “Un libro di musica meraviglioso caduto in una bacinella piena d’acqua per cui bisogna fare attenzione, usare delicatezza quella che serve nei confronti delle persone con disabilità”. Guido Marangoni, scrittore, sceglie di far parlare la sorella di Anna, la sua ultima figlia che ha la sindrome di Down. La ragazza invita a guardare ai bambini capaci di indicare in modo naturale gli strumenti per includere. “Siamo fatti diversi – afferma Guido – perché siamo tutti poesia”. Enrico delle Serre ha il disturbo dello spettro autistico, con voce ferma ricorda che la disabilità riguarda tutti, che la diversità arricchisce ma che è necessario garantire le stesse opportunità “per esprimere il nostro potenziale, siamo – dice –  persone che meritano ascolto”. “Solo insieme possiamo cambiare il mondo”».


All’interno di questo clima familiare, ha preso forma l’incontro attorno al tema che esplicita i “diritti di tutti alla piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica”. Obiettivo finale è la concretizzazione di tutto quanto preparato con intenso lavoro e condiviso tra i partecipanti, attraverso la Carta di Solfagnano. Questo sintetico documento, che si ispira alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, si fonda su otto principi fondamentali, i quali dovranno orientare il lavoro dei singoli stati nei prossimi anni:

l’inclusione, la questione prioritaria da inserire nell’agenda politica;
l’accesso: poter accedere a tutti i servizi in condizione di pari dignità è ritenuto fondamentale per tutte le persone con disabilità;
l’autonomia: il traguardo resta una “vita autonoma e indipendente”, simbolo vero di libertà;
i talenti: dal lavoro allo sport, uno degli obiettivi resta la “valorizzazione dei talenti” e “l’inclusione lavorativa”;
la tecnologia: la promozione delle nuove tecnologie è vista come uno strumento in grado di superare le barriere;
sport e cultura: puntare sullo sviluppo delle “dimensioni sportive, ricreative e culturali della vita”;
la dignità: la tutela dell’esistenza con i “servizi appropriati basati sulla comunità” a favore dei disabili è l’aspetto fondamentale;
la prevenzione: quale strategia richiesta nelle situazioni di emergenza e post-emergenza.

Questo monito è un richiamo a tutte le Nazioni del mondo, in particolare in quelle in cui ancora oggi si stenta a riconoscere la pari dignità di queste persone (cfr Lett. enc. Fratelli tutti, 98): «Rendere il mondo inclusivo significa non solo adattare le strutture, ma cambiare la mentalità, affinché le persone con disabilità siano considerate a tutti gli effetti partecipi della vita sociale. Non c’è vero sviluppo umano senza l’apporto dei più vulnerabili. In tal senso, l’accessibilità universale diventa una grande finalità da perseguire, affinché ogni barriera fisica, sociale, culturale e religiosa venga rimossa, permettendo a ciascuno di mettere a frutto i propri talenti e contribuire al bene comune (Papa Francesco, Discorso alla delegazione di ministri partecipanti al G7 Inclusione e Disabilità, 17 Ottobre 2024)».


Certo, si potrebbe obiettare che sono argomenti già al centro dell’attenzione, o meglio oserei dire che spesso sono sulle scrivanie istituzionali ma con restrizione e timore si mettono in gioco fino in fondo: basti analizzare il fenomeno per la quale alcuni enti locali recidono progressivamente i fondi a sostegno della disabilità. Siamo certi che il cambiamento già iniziato nel momento in cui qualcuno volontariamente decide di prendersi cura dell’altro, non si fermerà mai e, goccia dopo goccia, riuscirà a infrangere gli schemi legati al semplice assistenzialismo che vede la persona diversamente abile solo come destinataria di cure, per aprirsi alla cura che coglie le potenzialità presenti nelle ferite e ci ricorda che solo insieme, ognuno con il proprio ruolo e la propria costanza, possono contribuire alla loro realizzazione. «Vedo questo vostro lavoro come un segno di speranza, per un mondo che troppo spesso dimentica le persone con disabilità o purtroppo le manda via prima che nascano: vedono la radiografia e … (Papa Francesco, Discorso alla delegazione di ministri partecipanti al G7 Inclusione e Disabilità, 17 Ottobre 2024)».
«La cura – spiega la ministra Locatelli in un intervista rilasciata all’Osservatore Romano–  è un gesto semplice in sé e ognuno può fare la sua parte. La cura è vita, è amore, è attenzione. Possiamo fare di più per ogni persona soprattutto dal punto di vista istituzionale, per garantire il diritto di tutti alla piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica del nostro paese. Tutto questo con uno sguardo nuovo che valorizzi la persona, i suoi talenti e le sue competenze, e rivolto alla collaborazione, alla cooperazione, al bene comune».
Ebbene, la cura ci coinvolge tutti  in un vortice di “We care”, senza distinzioni e senza differenze per costruire un tessuto sociale capace di generare inclusione: «è una tessitura complessa che richiede di riannodare fili disgiunti e solo attraverso una ricucitura paziente di movimenti orizzontali e verticali. L’inclusione non si realizza solo attraverso politiche governative, ma anche grazie all’azione di ciascuno. Ecco perché tutti dobbiamo essere parte attiva di questo cambiamento, contribuendo a costruire un tessuto sociale di cui ognuno possa sentirsi parte integrante, a prescindere dalle capacità fisiche o cognitive (Francesca Di Maolo Presidente dell’Istituto Serafico di Assisi)».


Non lasciare queste parole sulla carta, dipende solo da noi che ogni giorno entriamo in luoghi abitati per molte ore al giorno da bambini e bambine, e insieme a loro apriamo strade affinché ciascuno di loro, accolto nella sua tenera età, possa scoprire e realizzare i propri talenti. Ogni singolo bambino ha talenti che vanno valorizzati e non nascosti o silenziati a vantaggio di una didattica schematica concentrata sul raggiungimento del risultato finale bensì orientata a raggiungere quella competenza che gli permetterà nel vita di costruire e conquistare nuove mete: «le cose belle che essi vedranno chiare domani» (don Lorenzo Milani).
È un compito faticoso, forse il più impegnativo, ma la carica ci viene dai loro volti che, anche se ogni tanto sono velati dalla tristezza e da un’apparente noia, all’improvviso nel momento meno atteso, sprigionano sorrisi che ti meravigliano, metafora della voglia di vivere, di apprendere, di conoscere e di scoprire.

In un mondo che corre sempre più veloce, le insidie sono dietro l’angolo e tra queste abbiamo il rischio di lasciare indietro qualcuno che fatica a stare al passo in quanto cammina con il suo personale e unico ritmo che gli permette di cogliere le meraviglie e raccoglie perle lungo la strada: «una scuola che seleziona distrugge» (don Lorenzo Milani).
«È dunque importante operare insieme perché sia reso possibile alle persone con disabilità di scegliere il proprio cammino di vita, liberandole dalle catene del pregiudizio. La persona umana – ricordiamolo – non dev’essere mai mezzo, sempre fine! Questo significa ad esempio valorizzare le capacità di ciascuno, offrendo opportunità (Papa Francesco, Discorso alla delegazione di ministri partecipanti al G7 Inclusione e Disabilità, 17 Ottobre 2024)».
È questa un’ulteriore occasione che ci invita a rivedere il nostro passo, per non ritrovarsi ancora a stendere parole, nero su bianco, nel prossimo G7 che si terrà in Canada ma a raccogliere i frutti di un lavoro collettivo e di squadra che assuma le caratteristiche di un cammino sinodale  nella quale l’incontro con l’altro, come ricorda il poverello d’Assisi, diventa una ricchezza da non scartare per una semplice logica utilitaristica, bensì l’invito a percorrere insieme la stessa strada spesso tortuosa ma certamente diretta verso il compimento, la realizzazione di quell’ «universo di dignità» (don Lorenzo Milani) che ogni essere umano custodisce.

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