Nel cuore di un inverno gelido, tra la scuola e una casa di riposo, si intrecciano le avventure di Marco, un bambino che vede nelle carote dei veri mostri arancioni. Quando un’improvvisa emergenza in mensa lo costringe ad affrontare le sue paure, Marco escogita mille piani per liberarsi del temibile ortaggio. Ma è nel giardino innevato, con i suoi compagni e gli anziani spettatori oltre le vetrate, che accade l’inaspettato: quella stessa carota, tanto temuta, diventa il sorriso di un pupazzo di neve speciale. Una storia tenera e brillante, dove il calore umano e la semplicità di un gesto trasformano un giorno qualunque in un ricordo indimenticabile.
Il campanile della piazza sta suonando l’Ave Maria.
Dalla porta della classe entra la maestra Elisa richiamando l’attenzione: “Dai bambini, veloci, in fila per due, che è ora di andare a pranzo.”
“A me non piace andare in mensa, ma oggi nel menù c’è scritto pizza” dice Marco a Luisa.
Da lontano si intravede la signora Gelinda, con il suo bel grembiule in versione natalizia, che gira per i corridoi informando le classi: “Bambini c’è stato un problema in mensa: oggi niente pizza. Abbiamo pasta come primo e di secondo carote e formaggio.”
La giornata di Marco era iniziata bene, ma le carote proprio No! Marco ha paura delle carote. Sarà per il colore arancione, sarà perché gli ricordano due grossi vermiciattoli… Gli si aggroviglia lo stomaco solo a sentirle nominare.
“Devo trovare il modo di liberarmi di quei mostri carotosi senza che Elisa e Gelinda se ne accorgano” pensa Marco. Poi inizia a fantasticare “Potrei metterle nel piatto di Alessio, o forse no, perché anche a lui le carote fanno un non so che di spavento. Oggi Gianluca è assente, lui è coraggioso, riesce a fare tutto. Le avrebbe sicuramente mangiate senza nessuna esitazione. Potrei far cadere il piatto e addio carote; ma di sicuro Giovanna, super attenta e tuttofare, arriverebbe con un bel piatto nuovo, con il rischio di avere ancora più carote di prima.”
Ci siamo! Ora due mostri arancioni sono comodamente disposti nei piatti dei bambini.
“Devi risolvere questa situazione” lo richiama Luisa, divertita, mentre sgranocchia una dolcissima carota.
“Trovato!” esclama Marco “Una, sicuramente, va a finire in tasca al mio migliore amico Nicolas. Un amico ti aiuta sempre. Una…”, “Non ci provare! Non ho le tasche” puntualizza Luisa facendo un balzo all’indietro.
“L’altra allora scivola nella mia tasca, in attesa di una soluzione geniale” borbotta Marco.
Oggi il freddo è pungente. La maestra Elisa ha detto che forse nel pomeriggio nevicherà, e tanto.
Al suono della campanella, che annuncia la fine della scuola, tutto è ricoperto da uno spesso manto bianco.
“Marco, vieni con noi? Abbiamo pensato di passare per il giardino della casa di riposo e fermarci a fare un grande pupazzo di neve per i nonni” dice Luisa.
“Bell’idea, a nonno Carmelo piace tanto la neve, ma con questo freddo non riesce ad uscire.”
Il piccolo giardino della casa di riposo confina con la scuola.
Una palla dopo l’altra il pupazzo di neve prende forma. Luisa cerca due ghiande, vicino al vialetto, per fare gli occhi al pupazzo, mentre Martina sbircia dalla vetrata per vedere se riesce a salutare nonna Lucia.
Mentre i bambini girano per il piccolo cortile alla ricerca di decorazioni per il pupazzo, nella sala con le vetrate della casa di riposo c’è grande movimento. L’infermiera Tiziana accompagna tre ospiti verso la vetrata, intanto Thomas, il volontario, sistema le sedie. In pochissimo tempo la sala si trasforma in una platea, e i bambini, in giardino, diventano un allegro spettacolo vivente. A dividere le due realtà solo le spesse vetrate dei finestroni.
I nonni divertiti, a gesti, suggeriscono dove cercare e come meglio decorare questa fredda meraviglia.
All’imbrunire il pupazzo collaborativo è quasi finito. Manca solo un dettaglio: il naso. Nonno Giacomo chiede alla cuoca una carota, ma la cucina ne è sguarnita. I bambini provano prima con dei rametti, poi con dei sassolini, ma il risultato è deludente. Marco infreddolito mette le mani in tasca ed ecco che ritrova la spaventosissima carota. Con estrema diffidenza estrae il mostro dalla tasca. “E bravo Marco! Proprio quello che ci serviva” gridano i bambini in coro. La carota diventa un buffo naso. Quel tocco di arancione dona proprio una bella espressione al pupazzo di neve”.
Mentre tutti sono alle prese con la neve, in cucina si prepara una gustosissima cioccolata, un caldo abbraccio per grandi e piccini.
Finale uno:
Passano i giorni, il freddo è sempre più pungente. Una famigliola di merli, in cerca di cibo, una beccata alla volta, si rincuora, mangiando la gustosissima carota, fuori stagione, lasciata da Mattia.
Finale due:
Il pupazzo, un giorno dopo l’altro, inizia lentamente a sciogliersi. La carota cade in un buchetto del terreno e dorme per tutto l’inverno. In primavera, proprio dove c’era il pupazzo di neve, nasce una verdissima pianta di carote, che ricorda a tutti il bel gesto dei bambini.